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Padre Ivan Garro, dall'Omi di Cosenza al quartiere Sant'Elia a Cagliari: “Non esistono missioni semplici. Siamo pensati da Qualcuno, siamo un dono”

Quando sabato prossimo monsignor Giovanni Checchinato, Padre arcivescovo della Diocesi Cosenza-Bisignano, imporrà le mani sul capo del 34enne diacono Ivan Garro, si completerà un percorso lungo quasi vent'anni. Tanto è trascorso da quando il giovane cosentino, varcando per la prima volta la soglia della comunità Oblata, è rimasto affascinato dal senso di comunità, dalla forza dello Spirito che albergava in ogni singolo componente del gruppo. Di sacerdoti, di consacrati e di laici. «Il Signore, probabilmente, il seme della vocazione lo aveva piantato in me già tempo prima, grazie alla mia famiglia, offrendomi occasioni di incontro e fraternità. Ma la comunità Oblata è stata preziosissima».

L'ordinazione sacerdotale è in programma sabato alle 10,30, in Cattedrale, alla presenza di amici, parenti e di numerosi missionari Oblati di Maria Immacolata. Il mondo di Ivan, in sostanza. Il mondo di padre Ivan, che domenica prossima, primo ottobre, presiederà la prima Messa nella Chiesa di San Domenico (proprio dove è radicata la comunità Oblata).

La missione nel quartiere Sant'Elia di Cagliari

Una particolarità degli Oblati è la loro predisposizione alla missione sul territorio, seminare ovunque sia necessario. Sentirsi a casa in ogni luogo. E in ogni luogo avvertire la responsabilità di dover “operare”, di dover trasmettere la gioia di annunciare la presenza del Signore. Che a padre Ivan ha riservato una prima missione delicata: nel quartiere più periferico di Cagliari, il Sant'Elia. «Sono consapevole delle difficoltà incontrate quotidianamente da chi vive nel quartiere Sant'Elia, che è diventato il mio quartiere. Che innanzitutto è fatto da persone, con un volto e con una storia. Sentir appioppare etichette come “zona malfamata” mi fa un certo effetto. So bene che le problematiche non mancano, ma, in fondo, non esistono missioni semplici. Sta diventando casa mia e il Signore mi sta mettendo davanti quelle persone da trattare con delicatezza. Una grande sfida, che richiede del tempo».

La prima chiamata

Nel caso di Ivan, non si è trattato di una vera e propria folgorazione. Perché la vocazione è maturata pian piano fino a manifestarsi nel percorso che lo porterà a diventare sacerdote. «Non c'è stato un momento specifico», spiega, «anche se ricordo distintamente un congresso di giovani Oblati a Pacognano e altre occasioni comunitarie del genere. Colsi la volontà del Signore, perché iniziavo a sentirmi un pezzo del suo mosaico. Ero grato a lui ma, allo stesso tempo, avvertivo la responsabilità della chiamata».

Il richiamo del Papa alla sinodalità

Oggi la Chiesa fatica a entrare in contatto con i giovani. Ma gli sforzi non mancano, così come non mancano le raccomandazioni di Papa Francesco. «Lui ci chiama a curare la dimensione della sinodalità, ovvero camminare insieme come popolo di Dio, intessendo relazioni con tutti: i ragazzi, le coppie, i sacerdoti, gli amici. In fondo, la vocazione è frutto propri dei rapporti che ci sono tra tutte queste componenti».

Il sacerdozio e le tentazioni

Oltre alle sfide che, di volta in volta, propongono le missioni, c'è quella con... se stessi a tenere banco. Costantemente. Perché i sacerdoti sono uomini e sono soggetti alle tentazioni. «Vero. Ne ho avute, ne ho e ne avrò fin quando sarò in vita. Si cerca di capire come affrontarle, lo scopriamo tutti i giorni. Ma per superarle bisogna affidarsi al Signore, alla base c'è la volontà di andare oltre, ma da sola non basta. Bisogna chiedere a Lui, che ha vinto qualsiasi tentazione, di prenderci per mani e aiutarci a vincerle».

Carenza di vocazioni e fragilità

Quella di Ivan Garro è stata una vocazione dalla lunga gestazione, ma convinta. Capita spesso, troppo spesso, che ci si penta, che si molla presa o che, nonostante la “chiamata”, non si avvii nessun percorso di sacerdozio. «Mi interrogo spesso su questo. Se quella famiglia ha mollato, se quel sacerdote o quel consacrato ha gettato la spugna, perché a me dovrebbe andare diversamente. Anche in quel caso è la Fede ha giocato un ruolo chiave: solo con le nostre forze non possiamo farcela, dobbiamo attingere al Signore e alla sua capacità di illuminarci e guidarci. Per quanto riguarda le fragilità, ho fatto tesoro dell'insegnamento di un professore salesiano: non è che i ragazzi e le ragazze siano più o meno fragili di un tempo, semmai è cambiata la struttura sociale che, rispetto al passato, non è in grado di garantire una certa stabilità. Oggi si fa più fatica».

Spiritualità e social network

Il Verbo corre anche... sui social, dei veri e propri prolungamenti per i giovani (ma non solo di oggi). «Beh, forse io non sono adattissimo a parlarne perché li uso poco, se non Whatsapp. Al momento sono più assorbito dalle relazioni del qui e ora, ma il ruolo sui social può essere comunque determinante, a patto che si sappiano utilizzare».

Il giorno dell'ordinazione: 30 settembre 2023

Ancora una settimana (poco meno) e Ivan Garro completerà il suo percorso che lo porterà al sacerdozio. «Sarà una giornata preziosa, che ricorderò a lungo. In questa fase di preparazione, porto sempre nel cuore una preghiera: chiedo al Signore di aiutarmi a dare spazio a tutta questa gioia incontenibile. Sto affrontando un momento che è molto più grande di me. E io mi sento piccolo dinanzi a questa responsabilità. Però sento di dover gestire bene questo dono e metterlo al servizio degli altri. Non siamo nati a caso, siamo nati pensati in un progetto grande, in un progetto bello, pieno di vita».

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