Giovanni Checchinato è da un anno alla guida dell’Arcidiocesi bruzia. È per questo che abbiamo deciso d’incontrarlo e di porgli alcune domande. Un anno è il tempo giusto per fare bilanci e offrire valutazioni meditate.
Arcivescovo com’è nata la sua fede?
«Appartengo a una generazione fortunata che ha conosciuto parrocchie vivacissime. Li ho incontrato la preghiera e mi sono formato. Il nostro viceparocco, a Latina, organizzava una domenica al mese i ritiri spirituali che erano occasioni per pregare e confrontarsi. La mia famiglia profondamente cattolica e non bigotta, i campi estivi con gli scout, la preghiera mi hanno portato a pormi domande importanti. E dopo il liceo sono entrato in seminario, ad Anagni».
Qual è stato il suo primo incarico?
«Sono diventato viceparroco a Cisterna di Latina e vi sono rimasto 7 anni appassionandomi alla vita parrocchiale. È lì, infatti, che un sacerdote può esprimere appieno se stesso».
C’è una figura della Chiesa che nel corso degli anni l’ha profondamente colpita?
«Una figura a cui eravamo legati da giovani era Paolo VI. Un Papa che ho poi riscoperto leggendo quello che scriveva e diceva. È una figura carismatica che mi ha ispirato molto».
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