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I silenziosi “miracoli” compiuti dallo sport: l'esempio della Cosenza K42

La festa di centinaia di atleti di tutte le età celebrata in città dalla compagine impegnata al Camposcuola. Le testimonianze dei ragazzi e il ricordo dei compagni di agonismo scomparsi

«Lo sport compie miracoli»: Papa Albino Luciani lo ripeteva alle famiglie che andavano a trovarlo quand’era ancora cardinale. E non si sbagliava. La prova viene dagli atleti di ogni età impegnati in una realtà sportiva dell’area urbana che ha festeggiato a Rende un anno di successi agonistici e di amicizia. È la “K42”, il gruppo guidato dal campione italiano Maurizio Leone che anima una delle più belle strutture pubbliche del capoluogo bruzio: il “camposcuola”. Un’oasi voluta dalle amministrazioni municipali che in questi anni si sono succedute, nella quale ogni giorno centinaia di bambini e bambine, ragazzi e ragazze, uomini e donne si ritrovano per dar fondo al loro desiderio di praticare liberamente attività motorie. È un “miracolo” che si ripete tutto l’anno. Un “miracolo” che tiene tutti lontani dalla bulimia da internet, dall’ansia da telefonino, dall’abuso di alcol e dal consumo di stupefacenti. Sembra la “cura” immaginata per proteggere la comunità dai “vizi” peggiori della modernità.
A Rende, in una sala gremitissima, è stato celebrato questo sano modello di vita, plasticamente rappresentato dalle storie di un nugolo di atleti chiamati a testimoniare pubblicamente. A volerli tutti insieme sul palco sono stati Antonio Cosma, Ferdinando Ritrovato, Alessandro De Rosa, Maurizio Leone, Giovanni Mondera, Francesco Misasi, Mario Nicoletti, Daniele Percacciuolo, Bruno Giordano e Giuseppe Salvo, “motori” instancabili delle decine di iniziative messe in campo in questi anni con spirito di volontariato e di amicizia.
Tra conferimenti e premi speciali hanno sfilato bambini di sei anni, atleti nel pieno della vigoria fisica e maratoneti sessantenni con tanta voglia di mettersi ancora in gioco. Tutti gli intervenuti hanno sottolineato i valori positivi intrinsechi alla pratica sportiva, palestra indispensabile per la crescita delle nuove generazioni. Sono stati ricordati - perché come sosteneva Bertold Brecht “una comunità senza memoria non ha futuro” - i compagni di sport scomparsi prematuramente: Enzo Remorini, Franco Rinaldi, Pino Vecchio, Mario Capuano, Stefano Medaglia e Nicola Brogno. Il loro ricordo è stato affidato alle parole di Giovanni Mondera, Luca Consolo, Pasquale Marra, Benedetto Andreoli, Pietro Porco, Massimo Ragusa e Bruno Giordano.
E i premiati? Un lungo elenco di persone straordinarie. Vocate all’agonismo, lontane dalla logica del profitto economico spesso riscontrato in certe discipline. Persone che meritano di essere menzionate. A partire dal coach Gianluca Mauro per continuare con Luca Ursano, Francesco Turano, Luigi Imbrogno, Sara Salerno, Paolo Caratozzolo, Rocio Curiel Patino, Beatrice Imperio, Luigi Chimento, Davide Staffa, Antonio Paternoster, Sara De Vico, Nina Mirabelli, Alice e Aurora Bonanno, Laura Guzzo, Sofia Cavaliere, Luigi Conforti, Paolo Occhiuto, Francesco Muglia, Salvatore Savaia, Nuccia Fondacaro, Maria Gabriella Bartoletti, Noemi Baldino, Livia Settino, Rosetta Strancone, Marilena De Simone, Francesca Familiari, Sara Salerno, Giulia Bonanno, Maria De Lorenzo, Francesca Colonna, Aurora Iezzi, Alessandro Siciliano, Thomas Trunfio, Alessandra De Vico, Carmine Vizza, Salvatore De Cesare, Antonio Vaccari, Simone Siciliano.
Una bella storia quella del “K42” che merita d’essere emulata in altre realtà italiane. «Lo sport, come le parole, è un’arma prodigiosa» sosteneva il campionissimo Pietro Mennea «capace di produrre prodigi». Come dargli torto?

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