
Fiume Busento, 410 d.C., notte fonda. Torce danzano sull’acqua nera. Schiavi romani scavano, sudano, pregano. In fondo alla fossa, un re barbaro, Alarico, carico d’oro e del bottino di Roma. Poi, il colpo di grazia. Il fiume riprende il suo corso. E sigilla il segreto. Più o meno milleseicento anni dopo, sulle stesse rive, un altro spettacolo, forse più surreale: a danzare sull’acqua nera sono droni esploratori, rendering digitali, politici che promettono musei, fondi stanziati. Il tesoro di Alarico? Mai trovato. I musei a lui dedicati? Fantasmi aleggianti sulla confluenza tra Crati e Busento. Cosenza rischia di seppellire, con la stessa efficacia dei Visigoti, la sua più grande occasione di gloria: trasformare una leggenda epica in un brand internazionale.
L'articolo completo è disponibile sull'edizione cartacea e digitale

Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.

Caricamento commenti
Commenta la notizia