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Cosenza, Alarico e la leggenda dimenticata. Il brand territoriale in... soffitta

L’ex sindaco Mario Occhiuto aveva deciso di trasformare il mito della tomba del re dei Visigoti in un marchio identitario di promozione turistica con la creazione di un museo. Ma la nuova Giunta ha ampliato il progetto

Fiume Busento, 410 d.C., notte fonda. Torce danzano sull’acqua nera. Schiavi romani scavano, sudano, pregano. In fondo alla fossa, un re barbaro, Alarico, carico d’oro e del bottino di Roma. Poi, il colpo di grazia. Il fiume riprende il suo corso. E sigilla il segreto. Più o meno milleseicento anni dopo, sulle stesse rive, un altro spettacolo, forse più surreale: a danzare sull’acqua nera sono droni esploratori, rendering digitali, politici che promettono musei, fondi stanziati. Il tesoro di Alarico? Mai trovato. I musei a lui dedicati? Fantasmi aleggianti sulla confluenza tra Crati e Busento. Cosenza rischia di seppellire, con la stessa efficacia dei Visigoti, la sua più grande occasione di gloria: trasformare una leggenda epica in un brand internazionale.
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