Il Cosenza di Braglia ha il “braccino” del tennista. Quando c’è da chiudere la partita, i rossoblù si scoprono incapaci di affondare il colpo decisivo. Una malattia cronica che non può più essere giustificata con l’ambientamento nel nuovo campionato.
La fase di apprendistato è bella che conclusa (la prima gara è stata giocata ad agosto) e nemmeno il tormentone “Cosenza-Verona” (altro contrattempo ormai in archivio da troppi giorni) può rappresentare un’attenuante.
La realtà dei fatti inchioda i rossoblù di fronte alla proprie responsabilità: terz’ultimo posto con appena tre punti raggranellati nelle prime partite. Che potevano essere addirittura nove – in piena zona playoff – se solo i silani non avessero staccato la spina troppo prematuramente, nell’ordine, contro Ascoli, Livorno e Perugia. Più di metà delle gare disputate fin qui. Uno spreco. Perché sei punti in più, o in meno, fanno tutta la differenza del mondo, tanto in classifica quanto nel morale. Ieri la squadra ha ripreso ad allenarsi. Brutte notizie dall’infermeria per Capela, uscito prima domenica: si teme uno stiramento serio e di conseguenza lo stop di un mese.
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