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Coscarella: "E' ancora il caso di fare calcio a Rende"

«A volte mi chiedo se è ancora il caso di fare calcio a Rende», sono le parole cariche di amarezza di Fabio Coscarella in riferimento alla contestazione dei tifosi durante la sfida con la Juve Stabia in cui parte del tifo organizzato è rimasta fuori dal "Lorenzon".

Il presidente biancorosso, capace di riportare in pochi anni la squadra in serie C, mastica amaro. «I tifosi - dice - si fanno strumentalizzare dai discorsi politici, in prossimità delle elezioni comunali. I costi di una partita superano i ricavi provenienti dal botteghino. Forse dovrei fare calcio altrove ma al Rende sono legato da questioni affettive perché mio padre in passato diede lustro a questa città.

Avrei bisogno di essere incentivato mentre sento che lo sciopero è stato dettato anche dalla mancanza dei risultati sportivi, questo mi fa ridere. Una prima parte di finanziamenti per la realizzazione del nuovo stadio sono già pronti e stiamo attendendo la realizzazione della rotatoria ma essere criticato sulla base di elementi stucchevoli mi fa riflettere».

Il nono posto significa ancora playoff, obiettivo raggiunto pure un anno fa: «Abbiamo sempre fatto prestazioni di altissimo livello. Siamo vivi e prima o poi la dea bendata tornerà dalla nostra parte». Con Modesto si progetta il futuro a medio lunga distanza nonostante il contratto dell'ex terzino scada a giugno: «La fiducia nei suoi confronti è immutata. A Rende, lo dico con un pizzico di presunzione, abbiamo la capacità di capire chi ha una marcia in più. Resterà con noi ma se dovesse chiederci di andar via non gli tarperemo le ali».

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