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Cosenza e l'apnea cadetta, 65 giornate su 105 in zona retrocessione

Per oltre metà del tempo trascorso in categoria negli ultimi tre anni i rossoblù hanno dovuto lottare per salvare la pelle

Destarsi dal torpore sta diventando un’impresa sempre più difficile per il Cosenza, che con la sconfitta interna con il Frosinone ha raggiunto la striscia più lunga trascorsa in apnea da quando è cominciata la stagione e con il doppio pareggio collezionato con Salernitane Vicenza sta proseguendo con la testa sott’acqua. Per apnea si intendono le giornate in cui i rossoblù hanno chiuso nelle posizioni di retrocessione diretta oppure in uno dei due “lidi” playout. La serie ha raggiunto il nono turno consecutivo passato tra le “forche caudine” (dalla 21esima alla 29esima). In precedenza, il gruppo di Occhiuzzi si è trovato prigioniero degli stessi confini pure tra la 14esima e la 19esima giornata (sei turni), a cavallo tra la 10ima e l’11esima (2) e ha riassaporato per la prima volta la sensazione che ne ha caratterizzato quasi per intero la scorsa stagione in occasione della settima giornata.

Numeri preoccupanti

Già, perché i tifosi silano hanno fatto il callo con questa dinamica poco confortante nel corso passato quando il Cosenza si è infilato immediatamente (dalla partita numero due) in un tunnel buio dal quale è riuscito a riemergere soltanto al novantesimo minuto di un’inedita serata di fine luglio; in cui la vittoria con la Juve Stabia e il gol di Garritano contro il Pescara, a mille chilometri di distanza, hanno fatto esultare per una salvezza insperata e sofferta. Diventata quasi un monito da utilizzare a mo’ di mantra dal presidente Eugenio Guarascio. Che neppure in quel caso ha saputo fare autocritica. Figurarsi ora. I problemi con tutta probabilità non sono né i commenti tecnici dei “tifosi da strada”, né i presunti “avvoltoi” né le “domande sciocche” di una “stampa composta da dilettanti”. Le giustificazioni da accampare non possono essere né queste, né i fatturati delle principali società di serie B. Auspicare una salvezza serena e una programmazione che dia modo di guardare al futuro con maggiore ottimismo è una richiesta lontana dal pretendere la serie A. Ed è meno avventata rispetto al parlare pubblicamente di un Cosenza costruito per orbitare in zona playoff.

Abbonato in coda

Restando ancorati ai numeri, i rossoblù – dal ritorno in serie B – hanno trascorso 65 giornate su 105 nelle ultime cinque posizioni della classifica: 11 durante il primo anno, chiuso al decimo posto, 36 in quello scorso e 18 (su 29 turni) nell’attuale. L’ascensore del Cosenza si è inceppato troppo spesso sui piani più bassi – per ben il 62% delle volte – e quando è così, il rischio che prima o poi si finisca sballottati in serie C aumenta cospicuamente. La posizione che i “lupi” hanno frequentato di più è la terzultima (in 27 circostanze). Due volte si sono ritrovati al penultimo posto, 21 al quartultimo e 13, ancora, al quintultimo. Anche questo è un bilancio, sebbene non crei l’acquolina in bocca ma causi piuttosto grossi bocconi amari. E come insegna Guarascio ad esso “bisogna sempre prestare molta attenzione”. Per non fare il passo più lungo della gamba ma anche per adeguarlo ai valori di una categoria differente.

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