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Il cosentino De Rose: il mio bronzo per papà

In credito con la vita, per anni arrabbiato col mondo, è in quei 27 metri di brividi e follia che è riuscito e rimettere ordine e ritrovare il sorriso. Alessandro De Rose adesso però piange, perché il bronzo mondiale che lo porta sul podio a Budapest dei tuffi grandi altezze - prima medaglia per l'Italia in questa giovane specialità iridata - è la ricompensa anche per tanto dolore. "E' dedicato a papà" dice l'azzurro 25enne, a 15 rimasto improvvisamente senza il genitore e con la vita congelata. Niente soldi in casa per proseguire con lo sport nella sua Cosenza, poi un lavoro in un parco acquatico in cui scopre che tuffarsi da venti metri era sì più redditizio ma anche eccitante.

Nella vasca-show allestita nella capitale ungherese, con il Parlamento sullo sfondo, l'azzurro si è tuffato con la grinta dei giorni migliori: dopo il successo a Polignano per il circuito mondiale dei tuffatori folli, De Rose si è giocato le sue chance centrando il bronzo con 379.65 punti, davanti al britannico campione del mondo uscente Gary Hunt (solo quinto) e a dividere il podio con altri due superman della specialità: lo statunitense Steve Lo Bue oro con 397.15 e il ceco Michal Navratal argento con 390.90.

Il campione calabrese è risalito su quella piattaforma da cui il mondo sembra un punto d'acqua e si è lanciato tra verticale all'indietro, due salti mortali e mezzo e tre avvitamenti, ancora una volta senza pensare al momento in cui l'impatto con l'acqua risveglia la mente da quel tuffo che consente all'uomo di vivere l'esperienza del volo. "In quei momenti in cui sei sospeso ho sempre scaricato tutto, la paura e la rabbia" raccontava. Sacrifici e tanto lavoro, anche mentale: De Rose infatti è seguito dalla psicologa "che mi aiuta a credere di più in me stesso".

E lo ha fatto con quel quinto salto che lo porta in testa superato poi solo da Lo Bue e Navratil. E' podio, e sono lacrime pensando al papà che non c'è più: "Spero che sia contento. Gliela porterò a far vedere quando scenderò a Cosenza ad abbracciare la mamma". In riva al Danubio l'azzurro di Cosenza, come l'amico Giovanni Tocci con cui condivide la passione per i tuffi sebbene lontani ventisei metri (Tocci ha vinto il bronzo da un metro) ha costruito la sua piccola grande rivincita: ha aspettato con pazienza che anche il re della specialità Gary Hunt inciampasse sul tuffo più difficile al mondo.

"In questa gara il nervosismo ti mangia; mi ha mangiato dentro, mi ha consumato, non credo di avere più lo stomaco, questo è un mondiale - ammette De Rosa -. A volte mi sottovaluto, penso che gli altri siano più forti di me. Ma poi mi isolo e riesco a dare il meglio di me". Buttandosi giù, come fosse dal nono piano di un palazzo, tra acrobazie e magia. 27 metri di riscatto per il ragazzo di Calabria, sulla schiena tatuate due pistole e la scritta 'vendetta': retaggio della rabbia contro una vita troppo dura per un quindicenne. Che dieci anni dopo però può sorridere.

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