I giudici della Corte d’appello di Catanzaro hanno confermato le condanne di primo grado del processo “Job center” scaturito dall’inchiesta coordinata, a suo tempo, dal pubblico ministero Salvatore Di Maio. Inchiesta, che ha fatto luce sulla un’articolata rete di spaccio di sostanze stupefacenti con base nel centro storico e ramificazioni in tutto il territorio dell’area urbana. Il secondo grado di giudizio ha visto aggravare la posizione di candido Perri, condannato a sei anni, in virtù del riconoscimento dell’aggravante dell’associazione delinquenziale. Contingenza, che i precedenti giudici avevano scartato. Al cinquantunenne, in primo grado, era stato riconosciuto solo il reato di spaccio ed era stato condannato a due anni.
La pena più alta, tredici anni e quattro mesi, comunque è toccata a Celestino Abbruzzese, di quarantuno anni (fratello di Luigi e Antonio, ritenuti dalla Dda i vertici della spietata organizzazione di ’ndrangheta degli zingari) indicato come il capo di una vera e propria azienda con turni di lavoro e stipendi fissi mensili. Otto anni, dieci mesi e venti giorni sono stati inflitti invece a Marco Paura, di ventotto anni. L’uomo, subito dopo l’arresto ha scelto di collaborare con la giustizia entrando, così, nel corposo elenco dei pentiti di ’ndrangheta del capoluogo bruzio.
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