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Bisoli e l'impresa a Cosenza che non è bastata: “La società mi ha mancato di rispetto”

Per compiere un’impresa... da Dio, a Pierpaolo Bisoli – il più umano dello star system calcistico – sono stati sufficienti 92 giorni. Dal 17 febbraio al 20 maggio. L’emiliano ha chiuso da eroe il suo percorso cosentino, ora la sua vita è tornata a scorrere lenta, lontana dalle luci della ribalta, ma non ne fa un problema. «Gioco a tennis e faccio il nonno a tempo pieno. Mi godo questa vacanza dopo un lavoro intenso. Forse, se non fossi stato tenuto appeso ad un filo per 20 giorni, sarei potuto essere da qualche altra parte in serie B, chi lo sa. Adesso resto in attesa, come tanti di una panchina», esordisce. L’allenatore di Porretta Terme si definisce uomo agli antipodi rispetto al mondo del calcio, che pure frequenta da ormai 40 anni. Dunque, è avvezzo agli usi e ai costumi di questo pianeta, poco propenso alla riconoscenza che – siamo sinceri – fatica a piantare le proprie radici pure in angoli di vita meno dorati. Non rinnega il suo percorso cosentino. Anzi, tutt’altro. Rimane però un pizzico di rammarico per quel periodo di incertezza che si sarebbe potuto evitare: «Non ho sentito nessuno per venti giorni, mi è stato chiesto di aspettare e così è stato. Non mi pento di nulla ma un pizzico di rispetto in più per l’uomo lo pretenderei. Se non c’era la volontà di proseguire con me, bastava essere sinceri fin da subito. Finiscono tutte le storie, lo avrei accettato».
L’attesa si è prolungata anche oltre quell’incontro di Bologna con il direttore sportivo Roberto Gemmi: «Siamo rimasti a parlare per venti minuti. Dopo quell’appuntamento, in cuor mio, ho capito che non sarei stato l’allenatore del Cosenza. Sostanzialmente non abbiamo parlato di nulla di concreto. Questa è la verità, so che è scomoda, ma è così. Ho sentito dire e visto scrivere tante bugie. Persino è stato detto che avrei chiesto 600 mila euro di ingaggio, non sono certamente uno scemo. In realtà non c’è mai stata nessuna domanda né tantomeno un’offerta. Un giorno, infine, sono stato chiamato da Guarascio, che mi ha spiegato la volontà di virare su un nuovo profilo. Una telefonata durata pochi istanti». Bisoli si tiene stretto il ricordo della salvezza e di una piazza che lo ha accolto fin dal primo giorno : «Niente al mondo potrà mai cancellare le emozioni vissute. Auguro al Cosenza le migliori fortune, i tifosi hanno saputo emozionarmi come pochi. Ho promesso loro ci saremmo salvati attraverso il playout e ho mantenuto la mia parola malgrado nessuno fosse pronto a scommettere su di noi il becco di un centesimo. La gioia successiva alla vittoria con il Vicenza, l’entusiasmo e l’affetto che ho avvertito nei due giorni successivi e quel percorso in bici saranno per sempre custoditi. A Cosenza, conservo tanti amici. A cominciare dai dipendenti dell’hotel che dal primo giorno mi hanno fatto sentire a casa. Persone che mi sono rimaste dentro e che sento quotidianamente».
Il nuovo Cosenza ripartirà da Zilli e Florenzi: «Soprattutto Zilli è una mia creatura e lo rivendico con forza. Prima, a momenti, faceva fatica a trovare spazio in Primavera. Penso invece sia stato uno dei massimi artefici del traguardo raggiunto. Su Florenzi non mi prendo tutti i meriti perché ha trovato spazio pure in precedenza, anche se è vero che con me è diventato un tassello centrale. Oltre alla salvezza nei miei mesi in rossoblù è stato costruito un patrimonio per il club». Ai nastri di partenza della A2 ci saranno pure i silani: «Leggo il giornale per tenermi aggiornato. In estate è bello ascoltare i propositi, il terreno di gioco è un’altra cosa. A Dionigi e al Cosenza auguro le migliori fortune. Per il momento non seguo i ritiri, li segue mio figlio perché è un match analyst e abbiamo allestito un nostro database».

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