Quattro caduti in 24 ore e tutti in ospedale. La prima a cedere è stata una 74enne di Corigliano Rossano che s’è spenta nella Rianimazione dell’“Annunziata”. Il suo fiato s’è spento un po’ alla volta, giorno dopo giorno, ora dopo ora, fino a fermarsi. Il respiro s’è bloccato nonostante quel ventilatore meccanico che ha provato fino alla fine a riempirle i polmoni. La sua permanenza in ospedale è durata complessivamente 16 giorni. La drammatica lotta col nemico invisibile ha avuto il tragico epilogo lunedì sera, quando quelle luci blu si sono spente azionando l’allarme che suona, ogni volta, che c’è una resa. Un angosciante lamento che si è riproposto anche ieri mattina quando un 57enne di Lappano è crollato dopo 17 giorni di terapia. Sono morti anche due pazienti in area medica, due ottantunenni, che si sono spenti a distanza di quindici minuti l’uno dall’altro. Il primo ad arrendersi è stato un pensionato di Corigliano Rossano nella Pneumologia. Era in ospedale dal 5 gennaio, i medici gli chiedevano di resistere e lui l’ha fatto. Fino a quando le forze glielo hanno permesso. In quello stesso reparto si è compiuto l’atroce destino di un coetaneo, un uomo nato a Rotonda, nella Basilicata, ma domiciliato a Castrovillari. Lui era in ospedale dal 10 gennaio. Dall’inizio della pandemia, le vittime sono 252 (nel bollettino dell’Asp ne mancano cinque: due donne di Morano, un giornalista-imprenditore di Mormanno, un pensionato di Sibari ed un’anziana donna di Roggiano), dal primo gennaio i caduti sono 49. Numeri che svelano inevitabilmente la polvere di un tracciamento pigro rimasta sotto il tappeto. Ieri, dunque, 91 nuovi casi, 4 decessi e 5 ricoveri. Sempre alto il dato di Corigliano Rossano con 38 diagnosi e due morti. Male anche Castrovillari con 36 positivi e una vittima. Poi, Altomonte e Saracena con 5 casi, Crosia con 2, San Cosmo, Caloveto e Terranova da Sibari con uno.
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