Tutto sotto controllo. Neanche la cessione di una piccola dose di cocaina poteva avvenire senza il consenso della cosca Muto. Anni di indagini, supportate poi da sentenze di altri procedimenti, hanno portato gli inquirenti a documentare l’esistenza di un’articolata organizzazione criminale che gestiva il traffico di droga sulla costa, avendo in particolare, il dominio delle piazze di spaccio dell’Alto Tirreno cosentino. In quasi 400 pagine di ordinanza di custodia cautelare, il Gip descrive il modus operandi dell’organizzazione «i cui proventi andavano a confluire, in parte, nelle “casse” della cosca Muto che, evidentemente, aveva dato il “permesso” di svolgere attività di narcotraffico nel territorio sotto il suo predominio». Ma la geografia criminale cambiò quando scattò l’operazione “Frontiera”: molti gregari e sodali del “Re del pesce”, compreso il figlio Luigi finirono in carcere e quindi chi rimase - come ha ricostruito ora l’operazione “Katarion” - «hanno proceduto a rideterminare un nuovo assetto organizzativo» del potente clan di Cetraro.
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