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Duplice omicidio a Castrovillari, la donna vittima della ferocia del killer

Eseguita l’autopsia: Hanene Hendhil, 38 anni, massacrata con 12 colpi di pistola calibro 9 per 21. Il compagno Maurizio Scorza assassinato con una pallottola in bocca e l’altra alla testa

Insolito e crudele. Il killer che ha sparato contro Hanene Hendhil, 38 anni, tunisina, ha mostrato una ferocia inusuale esplodendole contro 12 proiettili calibro 9 per 21. L’«azionista» ha quasi scaricato il caricatore della sua pistola contro la donna che stava tentando di parlare al telefono. La trentottenne s’è istintivamente rannicchiata nel piccolo spazio compreso tra il sedile anteriore destro e il cruscotto del Mercedes, coprendosi la testa con il braccio destro. I colpi l’hanno infatti raggiunta alla parte superiore del dorso e all’arto che le proteggeva il volto.
Il compagno, Maurizio Scorza, 57 anni, cassanese, è stato invece assassinato con maggiore freddezza: un colpo alla bocca e l’altro dietro l’orecchio destro.
La perizia medico legale e l’esame balistico affidati a due tra i più competenti ed esperti consulenti del Cosentino, Walter Caruso e Luca Chianelli, sembrano destinati a offrire ai magistrati inquirenti un quadro estremamente analitico di quanto accaduto nel pomeriggio di lunedì 4 aprile nelle campagne poste tra Castrovillari e Cassano. «I cadaveri parlano» sosteneva Arthur Conan Doyle e questa tragica vicenda lo dimostra.
Sul Mercedes Gla su cui la coppia viaggiava, sono state repertate tracce ematiche non solo sul sedile passeggeri ma pure su quello di guida. Segno che Scorza potrebbe aver cercato scampo tentando di risalire sull’auto.

Le orme dei sicari

Pigmenti, capelli, gocce di sudore, particelle infinitesimali di saliva: gli assassini hanno seminato le loro tracce biologiche sulla vettura color verde acqua diventata la tomba del calabrese e della nordafricana assassinati a Cammarata di Castrovillari. Maurizio Scorza dopo essere stato ucciso è stato preso di peso e infilato dentro il bagagliaio: nel compiere lo spostamento i sicari sono entrati in contatto con i vestiti indossati dalla vittima lasciando inevitabilmente tracce del loro codice genetico. Non solo: l’interno e l’esterno dell’auto sono stati ispezionati dagli “specialisti” dell’Arma alla ricerca di impronte dattiloscopiche. Gli assassini hanno più volte toccato, infatti, parti del veicolo che è stato spostato dal luogo teatro del duplice omicidio fino a località Gammellone dove poi è stato ritrovato. Ciò significa che uno degli esecutori si è messo alla guida del Mercedes percorrendo un tratto di strada e maneggiando sterzo e cambio.

Il sistema gps sull’auto

La berlina di fabbricazione tedesca monta un sistema di localizzazione che potrebbe rivelarsi utile alle indagini condotte dai carabinieri del colonnello Agatino Spoto. Si tratta di un sistema di interconnessione satellitare in grado di indicare la posizione del mezzo. I dati ricavabili dalla registrazione di volta in volta automaticamente attivata dal sistema, potrebbero rivelarsi importanti. La Dda di Catanzaro, che ha assunto la titolarità dell’inchiesta, avrebbe intanto pure avanzato richiesta alle società di gestione dei tabulati dei cellulari in uso alla coppia. Una mappatura delle conversazioni effettuate, dei messaggi inviati e degli accessi ai social compiuti nel pomeriggio di lunedì, consentirà agli investigatori di ricostruire pedissequamente la serie di “celle” di trasmissione agganciate dai telefonini. Con un accorto lavoro di analisi sarà possibile individuare ogni metro del percorso seguito dagli uccisi osservando le arterie stradali imboccate. Saranno inoltre visionati i filmati girati, lungo il tragitto, dalle telecamere di sorveglianza installate nelle aziende agricole, davanti alle abitazioni private o nei cantieri esistenti.

I testimoni individuati

Gli investigatori hanno sentito a sommarie informazioni parenti e conoscenti del cinquantasettenne cassanese e rintracciato, a quanto pare, le persone con cui Scorza e la compagna si sarebbero incontrati nell’ultimo giorno di vita. Dalle dichiarazioni rese sembrerebbe evidente che Maurizio Scorza e la compagna non temessero per la loro vita. L’uomo era disarmato e la donna sarebbe apparsa, a quanti l’hanno incontrata o sentita telefonicamente, assolutamente serena. Una serenità persa alcune ore dopo.

L’ultima telefonata

Quando il compagno, nel tardo pomeriggio di lunedì, ha fermato l’auto ed è sceso per incontrare evidentemente le persone con cui aveva appuntamento, lei è rimasta a bordo. Udito l’urlo lanciato da Scorza prima di essere assassinato con un colpo alla bocca e uno alla testa, Hanene Henddhli ha afferrato il telefonino e composto, terrorizzata, il numero di una parente, invocando aiuto. Del disperato tentativo di chiedere soccorso s’è accorto uno dei componenti del gruppo di fuoco che ha cominciato a sparare. Doveva assolutamente impedirle di continuare la telefonata.

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