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Fontana distrutta ad Amantea. È più folle chi compie il gesto o chi lo osanna senza far nulla?

I cocci della fontana che impreziosisce (impreziosiva) il centro storico nepetino sono stati raccolti prontamente. Resta lo squarcio (visibile, finché il bene pubblico non verrà “ripristinato”) sul volto antico di Amantea. Resta soprattutto lo squarcio nell'anima. E resterà per molto tempo. Il video dell'esaltato (chiaramente una persona a disagio) che, a torso nudo, cavalca manco fosse in un rodeo la fontana della piazza, prima di appendersi e sradicarla (a costo di rimetterci un piede...), è rimbalzato da un profilo social all'altro, stimolando lo sdegno generale. Unanime la condanna al folle gesto - e ci mancherebbe che non fosse così - ma viene da chiedersi quanta responsabilità abbiano i giovani “supporter” di turno: non si sono solo limitati a filmare ogni singolo istante della bravata (eufemismo), ma hanno scelto schiamazzi, risate e incitamenti come inopportuno sottofondo del raid vandalico. Fino al boato conclusivo, quando la parte superiore della fontana viene sbattuta con violenza sul terreno. Lungi dal voler alimentare la retorica - trita e ritrita - del “non ci sono più i ragazzi di una volta, i tempi stanno cambiando”, ecc. ecc., resta comunque da chiedersi che ruolo stia giocando il “controllo sociale”, quell'occhio vigile pronto a segnalare ciò che non va: non solo per tutelare un bene pubblico, come può essere una fontana nel cuore del centro storico di una città, ma per semplice monito coscienzioso (“Non posso restare inerme e permettere che ciò avvenga”). L'occhio umano è stato sostituito da quello delle telecamere degli smartphone, il controllo sociale dall'impulso incontrollabile di raccontare il “dramma” in diretta. Meglio se prima di tutti gli altri.

 

 

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