È passato un anno da quando una tragedia ha distrutto la vita 14 persone tra cui Serena Cosentino, di 27 anni, di Diamante e il fidanzato Mohammadreza Shahaisavandi (23), iraniano. Serena era originaria del Cosentino e il suo fidanzato aveva vissuto per molto tempo sulla costa tirrenica cosentina. Lei da alcuni anni si era trasferita, prima a Roma all’Università e poi, da alcuni mesi, a Verbania. Un destino crudele e assurdo ha distrutto la loro vita quella domenica di fine maggio di un anno fa. Avevano deciso di trascorrere una domenica insieme dopo mesi di difficile lockdown. Ma rimasero vittime del crollo della funivia del Mottarone. I loro nomi, assieme a quelli delle altre dodici vittime, saranno incisi sulla stele di pietra che da lunedì sarà collocata nel punto esatto in cui la cabina numero 3 della funivia del Mottarone ha finito la sua corsa, il 23 maggio dello scorso anno.
Sono le vittime di una tragedia che ha segnato la storia di queste terre: vite e morti piccole e grandi, intrecciate per sempre tra loro e con questi luoghi. I nomi più noti, quelli che tutti ricordano, sono quelli legati al piccolo Eitan Biran, unico sopravvissuto dello schianto mortale, un bimbo che oggi ha sei anni, che quella domenica di un anno fa ha perso tutto e che suo malgrado è diventato il simbolo di questa vicenda dolorosa. Eitan era salito sulla funivia con tutta la sua famiglia: il papà Amit di trent’anni e la moglie Tal Peleg di 26, israeliani di origine, ma da anni in Italia, vivevano in un piccolo paese alla periferia di Pavia.
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