Se è vero che a morire sono gli uomini ma non le loro idee, il sacrificio di Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e degli uomini della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, a 30 anni dall’attentato di Capaci è più potente che mai.
Quel 23 maggio ha segnato il risveglio delle coscienze, accendendo una sdegnata sollevazione civile e avviando un nuovo corso della lotta alla mafia. Una battaglia quotidiana non più solo affare degli organi giudiziari ma che anzi, fuori dalle procure, ha visto germogliare il seme del lavoro di Falcone proprio nelle aule scolastiche grazie ai giovani che per primi non permettono di abbandonare all’oblio quella tragica data.
Oggi, in occasione del trentennale della strage, nel piazzale del Cud, sede temporanea di una parte dell’istituto comprensivo “Giovanni Falcone” di Rende-Quattromiglia, i docenti e i ragazzi hanno messo in scena una toccante cerimonia commemorativa. Per la prima volta, l’anniversario della strage di Capaci esce dall’aula bunker dell’Ucciardone per riversarsi nelle piazze di tutta Italia a rappresentare la memoria collettiva in una forma più visibile e tangibile che mai.
Anche a Rende, le lenzuola colorate da frasi a tema e appese alla cancellata, hanno dato il benvenuto dei ragazzi dell’istituto “Giovanni Falcone” a una sorta di spettacolo celebrativo frutto del loro impegno per la cultura della legalità.
A partecipare alla manifestazione, accolti dalla dirigente Simona Sansosti e dall’intero corpo docente, il sindaco di Rende Marcello Manna, l’assessore comunale alla Scuola Elisa Sorrentino, la consigliera comunale Marisa De Rose, la prorettrice dell’Unical Patrizia Piro e il delegato del CNR ingegnere Mario Gensini oltre, naturalmente, a molti genitori che hanno applaudito commossi i loro figli.
L’orchestra formata dai giovanissimi studenti ha emozionato, fra le altre cose, sulle note di “Cento passi” brano dei “Modena City Ramblers” dedicato a Peppino Impastato. E poi, ancora, coreografie, letture sparse e riflessioni insieme a un flash-mob con le t-shirt dove a campeggiare era la scritta “No alla mafia”.
Non è mancato il videomessaggio di Maria Falcone, sorella del magistrato e presidente della Fondazione Falcone. E, inoltre, nel corso dell’evento sono intervenuti un avvocato e una psicologa che hanno seguito gli studenti in un laboratorio interattivo sulla legalità.
Proprio le attività interculturali dell’istituto “Giovanni Falcone” di Rende ne hanno segnato il cammino fino all’appuntamento odierno che, nell’ambito delle celebrazioni per l’anniversario di Capaci, davvero si è distinto per una profonda partecipazione dei ragazzi.
A sottolineare il valore dell’iniziativa, la dirigente Simona Sansosti: “Per noi è un onore e un dovere ricordare Giovanni Falcone, anche in virtù del fatto che il nostro istituto è a lui intitolato. I ragazzi hanno vissuto questa giornata come un’assunzione di responsabilità e ciò acquisisce un maggiore significato – ha aggiunto la dirigente scolastica - se pensiamo che sono nati molti anni dopo la morte di Falcone, conoscendolo attraverso le narrazioni e le testimonianze sul suo operato”.
Fondamentale è come sempre l’indirizzo culturale. Non a caso, l’istituto comprensivo “Giovanni Falcone” di Rende, sull’argomento ha formato gli alunni attraverso diversi progetti: “Ciak, un processo simulato per evitare un processo vero” e, ancora, “La giustizia adotta la scuola”, nel quale un magistrato della procura di Cosenza ha “adottato” questo istituto scolastico realizzando laboratori sul terrorismo degli anni ’70 con le vicende processuali che hanno interessato la Calabria.
In un siffatto contesto didattico-formativo, le idee di Giovanni Falcone, questa mattina, hanno continuato a camminare sulle gambe dei giovanissimi studenti di Rende. Così la matrice della legalità resta viva, nonostante Capaci e la sua maledetta bomba.
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