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I pescatori di Cetraro si fermano: protesta contro il caro gasolio

Manifestazione pacifica sul molo, mentre le imbarcazioni sono all’interno del porto

Barche, grandi e piccole, ferme e pescatori riuniti sul porto. L’aumento del prezzo del gasolio ha fatto esplodere la rabbia dei pescatori della città, covata da tempo, anche per altri problemi. Oggi, tutti i pescatori cetraresi e del comprensorio - guidati da Diego Piazza e Benedetto Losardo - hanno lasciato le imbarcazioni all’interno del porto, ritrovandosi sul molo peschereccio e dando luogo a una pacifica manifestazione di protesta, sollecitando e chiedendo interventi concreti da parte delle istituzioni competenti, a tutti i livelli, per poter continuare a svolgere il proprio lavoro, già messo duramente alla prova dalla pandemia.

Hanno manifestato grande preoccupazione per il futuro e sottolineato di essere, in realtà, in stato di agitazione ormai da una settimana, proprio perché l’aumento del costo del gasolio non permette loro di rientrare più nei costi dell'attività. Anche il sindaco Ermanno Cennamo è intervenuto in merito. “La marineria di Cetraro si è fermata e ha chiesto con forza che vengano date risposte al caro gasolio - ha dichiarato Cennamo -. Risposte che attendono anche i sindaci del Tirreno cosentino dopo che, nei mesi scorsi, hanno chiesto al Governo di fare la propria parte. Le risposte tardano ad arrivare e non possiamo più restare in silenzio. Sono dunque al fianco dei pescatori che si sono fermati per lanciare un segnale alle istituzioni. Da sindaco non posso che sostenerli con convinzione”.

“Non abbiamo più la forza di andare a mare. Partiamo con le nostre barche per ricavare 500 euro - ha spiegato Diego Piazza, uno dei più esperti rappresentanti della categoria, appartenente a una delle famiglie storiche della marineria cetrarese - per poi spenderne 600 per il carburante. Inoltre, dobbiamo usare reti a maglie larghe e spesso siamo sanzionati dalle motovedette a causa di piccoli difetti, pagando multe salatissime. A questo punto, conviene fermarsi. Così non si può più andare avanti. Siamo alla disperazione. Credo sia palese per tutti che, se la situazione resterà questa, non si potrà più mangiare pesce italiano”.

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