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Quell’inesorabile degrado che affligge i monumenti a Cosenza FOTO

Vilipeso anche il mezzobusto di Ciardullo. Danni a una lapide in piazza 25 Luglio

C’è un’aria mortifera, asfissiante, in piazza 25 luglio. Malgrado il posto sia uno dei più ameni del territorio cittadino, c’è un clima d’inesorabilità in quell’area: in certi momenti si ha la sensazione che tutto muoia, che tutto finisca ingoiato in un degrado senza fine e soprattutto senza una ragione apparente o quantomeno razionale.
Si potrebbe, per un momento, uno soltanto, evitare la discussione sui ferri d’inciampo che spuntano dai gradini delle storiche scalinate consumate dal tempo e (si presume anche) da una mancata manutenzione. E si potrebbe anche non menzionare i numerosi graffiti – che già molte volte è stato fatto, con scarso risultato – dai colori disneyani (si dica pure tamarri, indecenti) che offendono, vilipendono, non solo il muro ma soprattutto quelle stele di marmo bianco (il bianco a dire il vero è solo un modo di dire, un vago ricordo) dove sono scritti, effigiati, scolpiti, i nomi di tanti giovani che hanno risposto con la vita alla chiamata della Patria del Ventennio. Si potrebbe evitare d’evidenziare molte cose strane presenti in quella piazza, ma appare difficile transitare sull’ultima bravata del solito imbecille che ha compiuto l’ennesimo capolavoro sbeccando, in modo irreversibile, la lapide incastonata sulla fontanella: a riprova che – per chi ancora, illudendosi, credesse il contrario – non v’è limite allo scempio e all’inciviltà (a voler usare un elegante eufemismo).
Discorso a parte, ma non per questo, scevro da risentimenti, la sciarpa rossoblù annodata in modo perfetto, impeccabile, preciso, attorno al collo del mezzobusto (collocato in piazza Cappello) di Michele De Marco, altrimenti noto con lo pseudonimo di “Ciardullo” (che fu antifascista irriducibile al contrario dei giovani vilipesi nella piazza di fronte e) che coi suoi versi, i suoi drammi, le sue commedie tanto lustro ha dato ai cosentini e, si presume, non meriti (al netto dei colori sociali della squadra cittadina) quella degradante goliardia.

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