L’«occhio» nascosto. In casa di Rocco Gioffrè, 75 anni, assassinato il giorno di San Valentino con 37 coltellate, c’erano due telecamere di sorveglianza. La prima posta sopra la porta d’ingresso e l’altra all’interno. Le schede “Sd” contenenti le immagini riprese nella settimana in cui è stato consumato il feroce omicidio, sono state consegnate ai carabinieri del maggiore Antonio Quarta. I familiari della vittima, che sono assistititi legalmente dall’avvocato Francesco Gelsomino, suppongono che l’esame dei video rimasti in memoria possano offrire agli investigatori importanti e ulteriori spunti.
Se qualcuno è entrato nell’appartamento del pensionato è stato certamente inquadrato dagli obiettivi dei due piccoli impianti. Non solo: la scheda informatica, su cui le riprese vengono automaticamente caricate, può offrire l’orario esatto di ogni accesso.
Il procuratore capo, Mario Spagnuolo e il pm Maria Luigia D’Andrea stanno centellinando ogni mossa per venire a capo della vicenda. Nei prossimi giorni potrebbero arrivare nella palazzina di via Montegrappa pure gli “specialisti” del Ris di Messina per compiere ulteriori rilievi. Nel frattempo, dopo l’esecuzione dell’esame autoptico sul corpo della vittima, è stato compiuto un altro importante accertamento. I medici legali Vannio Vercillo e Bernardo Cavalcanti si sono recati nel penitenziario di Castrovillari dove è reclusa Tiziana Mirabelli, 47 anni, rea confessa dell’accoltellamento mortale. La ragione? Valutare le ferite che la donna, difesa dall’avvocato Cristian Cristiano, presenta alle mani. L’analisi dei tagli è stata fatta attraverso il prelievo di alcuni campioni e la misurazione della lunghezza delle lacerazioni.
L’avvocato Gelsomino ha, in tal senso, formalizzato una precisa richiesta: verificare se le ferite riscontrate sul cadavere della vittima siano state provocate dalla medesima lama che ha prodotto lacerazioni sulle mani dell’omicida. Conosceremo la risposta al quesito a tempo dovuto.
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