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Cosenza, i segreti e le meraviglie della cattedrale FOTO

La solenne cerimonia organizzata per festeggiare gli 800 anni della consacrazione ha consentito di riscoprire antichi tesori. L’affresco del 1300 riapparso dopo 7 secoli e lo straordinario mosaico paleocristiano

Ottocento anni di storia. E di meraviglie. La Cattedrale di Cosenza, con le sue navate, le cappelle, i sepolcri, le effigi, gli altari, gli affreschi e i tanti piccoli “segreti” che custodisce gelosamente da secoli, racconta meglio di qualsiasi altro luogo dell’area urbana l’evoluzione della comunità cattolica locale. Le celebrazioni solenni organizzate per ricordarne la consacrazione hanno offerto l’occasione per riscoprire i “tesori” storici, artisti e religiosi conservati per centinaia di anni grazie alla abnegazione, l’amore e l’operosità di chierici e laici. E basta chiudere gli occhi per rivedere raccolti in preghiera tra le austere colonne, alti prelati, frati, suore vissuti tra il Crati e il Busento nell’ultimo millennio.

E, con loro, uomini illustri del passato: dal condottiero Federico II di Svevia - lo “stupor mundi” donò, il 31 gennaio del 1222, alla chiesa la mirabile Stauroteca - al filosofo Bernardino Telesio, il letterato Aulo Giano Parrasio, lo scrittore Nicola Misasi, il musicista Alfonso Rendano, l’utopista Tommaso Campanella di Stilo. Da dove cominciare per svelare bellezze e sorprese della imponente struttura cristiana? Da un affresco, risalente al 1300, scoperto di recente lungo la volta della porta di accesso alla sagrestia, affidato per il restauro alle cure degli “specialisti” dell’Università della Calabria. Un capolavoro d’arte antica destinato presto a risplendere davanti agli occhi dei visitatori. Don Luca Perri, rettore del Duomo, segue con quotidiana attenzione lo sviluppo dei lavori di recupero, condividendo con l’arcivescovo Francescantonio Nolè e don Enzo Gabrieli, direttore di “Parola di vita”, l’entusiasmo e la passione per questo luogo simbolo del capoluogo bruzio.

E nella Cattedrale, sotto il presbiterio, è pure riemerso il mosaico di un battistero risalente all’epoca paleocristiana, a testimonianza del fatto che quest’angolo del centro storico è sempre stato un luogo destinato al culto.
In una cappella, illuminata dalla luce suggestiva e fioca delle candele, campeggia la miracolosa effige della Madonna del Pilerio, risalente al 1200. Nel 1576 - così narra la tradizione - la Vergine salvò la città dal flagello della peste prendendo su di sè il terribile male. Sulla guancia sinistra dell’immagine dipinta comparve, infatti, una macchia a riprova del miracolo compiuto. A pochi passi, è stato collocata una struttura che raccoglie le reliquie di figure importantissime e venerate della nostra provincia: San Francesco di Paola, Sant’Umile da Bisignano, San Nicola Saggio, e i Beati Francesco Maria Greco di Acri e suor Elena Aiello di Cosenza.

E come se non fosse già abbastanza, occorre aggiungere al patrimonio straordinario custodito da questa chiesa, il sepolcro con le spoglie regali di Enrico VII, detto “lo sciancato”, figlio di Federico di Svevia, morto a Martirano nel 1242. Il figlio dell’imperatore e di Costanza d’Altavilla, fu sepolto a Cosenza proprio per l’importanza che la Cattedrale ricopriva dal punto di vista simbolico e spirituale. Infine, il monumento di elevato pregio artistico dedicato alla regina di Francia, Isabella D’Aragona, spirata nella Valle del Savuto di ritorno dalla sfortunata crociata di Tunisi.

Tra le mura e i marmi è raccolta, insomma, la storia della Calabria Citeriore.

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