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“Primavera” di Castrovillari, l’avamposto del teatro? È a Sud

Quest’anno sarà anche Catanzaro, si conferma eccellenza nazionale e ribalta del nuovo. Esperimenti di drammaturgia e linguaggio, ardite analisi e riscritture dei classici, da Dante a Shakespeare, e una rivoluzionaria «camminata»

È stato un viaggio intimo ed insieme universale, necessario e atteso, denso di parole e contraddizioni, tutte quelle che agitano questo presente complesso. Un viaggio per riassaporare, seppure fuori stagione, una Primavera dei Teatri che ancora una volta, per la sua XXII edizione, ha reso protagonisti i nuovi linguaggi della scena contemporanea. Due città, Catanzaro, per la prima volta nella storia del festival, e Castrovillari, 30 spettacoli, compagnie e pubblico provenienti da tutta Italia e non solo, tematiche attuali, 6 palcoscenici e una particolare attenzione alle proposte degli artisti calabresi grazie alla sinergia creata attraverso il progetto Calabria Showcase promosso dalla Fondazione Teatro Politeama Città di Catanzaro, che a settembre ha anticipato il Festival.

Primavera dei Teatri, diretto da Dario De Luca, Saverio La Ruina e Settimio Pisano, fondatori di Scena Verticale, quest’anno ha voluto non solo essere presente, nonostante una collocazione differente rispetto alla normale programmazione in primavera, appunto, ma ha aperto altre strade, sguardi e visioni, puntando i riflettori sul presente, su ciò che di meglio sta accadendo nei nuovi linguaggi scenici, fra danza, performance, musica, per un evento realizzato con il contributo del MiC, della Regione Calabria, incluso nell’azione di promozione turistica Calabria Straordinaria.

«Abbiamo accolto nuove proposte sceniche in linea con la vocazione del nostro festival, che da sempre vuole essere vetrina per giovani artisti – commentano i direttori De Luca, La Ruina e Pisano – Ci siamo dovuti fermare un anno e siamo tornati sempre cercando di accogliere il positivo, di seminare. È stato per noi importante quanto entusiasmante aprire con un prologo internazionale in una nuova città, Catanzaro. In tutti questi anni abbiamo cercato di creare un avamposto della scena contemporanea a Sud ed è arrivato il momento di prendere nuove direzioni, di allargarci ulteriormente per garantire un’offerta culturale degna dei palcoscenici europei. Non possiamo sempre essere l’ultima regione, bisogna invertire la rotta. Abbiamo lavorato in questo senso e abbiamo intenzione di continuare seguendo questa nuova rotta».

Tanti i debutti, le anteprime, le performance, i necessari momenti di riflessione e confronto fra studiosi ed addetti ai lavori, pubblico ed artisti, che hanno animato i dieci giorni di Festival. Fra i fili rossi che hanno attraversato le molte proposte uno sguardo, la costante ricerca dei classici per leggere meglio il nostro presente. Fra voce e canto, a partire dalle suggestioni di uno dei Canti più belli della Divina Commedia “V Canto, Inferno, Dante”, si è mosso il breve e suggestivo studio di Scena Verticale con Saverio La Ruina, le incursioni canore di Cecilia Foti e l’occhio esterno di Dario De Luca, dove le immagini evocate sullo schermo hanno reso forte e presente la parola di Dante. «La Divina Calabria» invece ha vestito di suoni e versi in dialetto calabrese, la commedia dantesca, nella performance in divenire proposta da Giancarlo Cauteruccio, per Teatro Studio Krypton: una immersione poetica ed estetica, che ha aperto le porte di una bottega nel centrale Corso Garibaldi di Castrovillari per accogliere il pubblico.

Da una traduzione e riduzione di Francesco Niccolini dal “Macbeth” shakespeariano arriva invece “i Macbeth”, produzione Arca Azzurra/Centro Teatrale Bresciano per la regia di Enzo Vetrano e Stefano Randisi, in scena insieme a Giovanni Moschella e Raffaella d’Avella, tutti autori della drammaturgia che mescola con ferocia e incisività le parole del Bardo ad un racconto crudo e doloroso di sangue e violenza del nostro tempo. In un spazio claustrofobico i quattro sulla scena si agitano nel ricordo di efferati delitti, fra ossessioni e rimpianti.

La cronaca recente veste il racconto proposto, in anteprima nazionale, da “Animali domestici” di Caroline Baglioni, con Christian La Rosa e Alice Raffaelli. Il progetto è curato e diretto da Antonio Mingarelli che pone in una scena vuota, due vite marginali. Un giovane razzista e collerico – se guardiamo alla cronaca il riferimento è alla vicenda di Luca Traini, che nel 2018, a Macerata, ferisce 6 persone con una pistola – confronta il suo personale percorso agli inferi con quello di una studentessa, nel vuoto assordante di una scuola dei nostri giorni.

Di precarietà e speranze, possibili e fallite, racconta invece l’ultimo studio di “Una storia al contrario”: la storia di Francesca De Sanctis, giornalista e scrittrice, e quella dell’Unità, quotidiano fondato da Gramsci che nel 2017 ha sospeso le pubblicazioni, diventano occasione per raccontare i percorsi, spesso al contrario, di una intera generazioni, attraverso il corpo e la voce di Elena Arvigo, che ha curato anche la regia.
«Camminare è un atto rivoluzionario», sia se lo si faccia fra le strade di Castrovillari, per scoprirne spazi nascosti e suggestivi, sia che ci si trovi in America Latina, in uno dei tanti luoghi attraversati da palpiti rivoluzionari. Di rivoluzione, da compiere attraverso il racconto e la parola, e di percorsi familiari e umani, si nutre la suggestiva performance itinerante ed immersiva “Real Heroes”, di Mauro Lamanna e Aguilera Justiniano: Lamanna con la sua bandiera rossa ha guidato un gruppo di spettatori rapiti e coinvolti dalla parola per un lavoro dove la tecnologia (visori e cuffie per ascoltare e “vivere” il racconto) è totalmente al servizio della storia.

Primavera dei teatri ha accolto anche l’anteprima nazionale di “Danzando con il mostro”, spettacolo di e con Mariano Dammacco, autore della drammaturgia, Serena Balivo e Roberto Latini, al loro primo gesto artistico comune, un incontro di poetiche fra i chiaroscuri dell’animo umano.

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