Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Cosenza, l'omaggio a Nolè spicca in Cattedrale: il busto realizzato in memoria del Padre arcivescovo FOTO

Si è conclusa nei giorni scorsi, nel Salone degli Stemmi presso il Palazzo della Curia arcivescovile di Cosenza, la terza giornata di studio dedicata alla Cattedrale e ai Vescovi della città bruzia, nell'ambito degli eventi organizzati per l'ottavo centenario della consacrazione della Cattedrale. L'iniziativa, fortemente voluta dal professore Antonello Savaglio, deputato di Storia Patria per la Calabria, ha avuto come filo conduttore la bellezza espressa in un meraviglioso connubio tra storia e arte.

Il legame tra San Giovanni in Fiore e la Cattedrale è un legame tra un maestro e un discepolo, Gioacchino da Fiore e Luca Campano. Il maestro ha saputo cogliere l'intelligenza e il carisma del suo discepolo facendolo emergere; tra i due c'è stata “un'affinità di spirito”, cosi come l'ha definita don Luca Perri, parroco della Cattedrale, nel suo discorso di apertura. “In questo centenario abbiamo voluto metterci in ascolto della storia, ma anche ricercare quello che la storia passata può dire al nostro presente. Ogni epoca è capace di dire la bellezza di Dio” ha affermato don Luca, ringraziando gli alunni del Liceo artistico di San Giovanni in Fiore per essere riusciti, con le loro opere, realizzate per l’occasione, a esaltare questa bellezza.

Presente all'evento anche la de dei Licei di San Giovanni in Fiore, dott.ssa Angela Audia che ha evidenziato l'attenzione da parte del liceo artistico verso la Chiesa cosentina proprio per il legame tra Luca Campano e l'abate Gioacchino. La storia e l'arte sono considerate una strada per la bellezza, un bene primario per la crescita sociale dell'individuo oltre che un'esigenza formativa.

Gli alunni del liceo artistico hanno inteso celebrare l'avvenimento attraverso una serie di opere modellate sull'architettura dei simboli e sulle analogie tra la Cattedrale e l'abbazia florense. Ad entrare nel vivo dell'evento parlando di bellezza, storia e architettura è stato l'architetto Giovanni Belcastro, che ha ricordato una giornata memorabile, quella del 30 gennaio 1222,quando lo STUPOR MUNDI, di cui Gioacchino da Fiore ne aveva predetto la nascita miracolosa alla madre Costanza d’Altavilla, il ventottenne Federico II (era nato il 26 dicembre del 1194) accompagnato dal corteo imperiale porta in dono la Stauroteca in oro che contiene la Reliquia del legno appartenente alla vera Croce su cui il Figlio di Dio è stato crocifisso e la porge nelle mani di Luca Campano, Arcivescovo di Cosenza già scriba o amanuense dell’Abate Calavrese di Spirito profetico dotato. Belcastro ha ripercorso tutto il periodo che ha legato Gioacchino da Fiore a Luca Campano, esaltando proprio quest'ultimo, al quale vengono attribuiti i lavori architettonici dei due più importanti edifici della provincia di Cosenza: la Cattedrale cosentina e l’Abbazia Florense silana. Luca Campano viene indicato come vero artefice del Duomo di Cosenza, come “Protomagister” inteso non come capomastro, ma in termini più grandiosi rispetto al concetto moderno di architetto. D’altronde Elphège Vacandart aveva scritto che “Nessuno poteva, agli inizi dell’ordine cistercense, assumere la carica di abate dell’ordine di Clairvaux se non si intendeva dell’arte di costruire”. Luca, divenuto pastore dell’arcidiocesi cosentina, si avvalse dell’esperienza e della cultura artistica iniziata ed acquisita a Casamari e coinvolgendo maestranze ed artisti a lui vicini come Matteo Vitari, che si era interessato delle principali chiese gioachimite, e ricorrendo probabilmente alle competenze degli scalpellini ed artigiani dell’abbazia di Luzzi. L'architetto Belcastro ha illustrato nei minimi dettagli architettonici la struttura della Cattedrale di Cosenza, che ha subito negli anni diversi interventi, dal XII fino al XIX secolo, modificandone l’iniziale impianto architettonico. I lavori di costruzione del Duomo subirono diverse tappe forzate provocate da terremoti e da lentezza e ritardi dei lavori provocati forse dalla mancanza di mezzi finanziari, o da ripensamenti e mutamenti di gusto sopraggiunti.

In ogni caso non siamo in grado di conoscere come era la fabbrica del Duomo all’epoca in cui intervenne nella ristrutturazione Luca Campano. Non si esclude che al momento della consacrazione del gennaio 1222 la costruzione non fosse ultimata. Belcastro ha continuato il suo intervento parlando dell'abbazia di San Giovanni in Fiore, del suo repertorio storico, dei significati religiosi e spirituali e ha così concluso:- Senza avere la pretesa di essere stato esaustivo, considerato l’argomento
oggettivamente complesso, rimando tutte le conclusioni agli studi effettuati e a gli scritti di Luigi Bilotto, di F.S. Mollo, di Fulvio Terzi e a quelli ancora in corso, non ultime le indagini effettuate dalla cattedra di archeologia medievale dell’Unical, ma con la certezza di proseguire con profonda umiltà e sincera dedizione i miei studi e le mie ricerche, consapevole degli sviluppi provenienti dalle analisi e dalle conoscenze che sicuramente verranno approfondite nel futuro dalla comunità scientifica.
Dopo l'intervento dell'architetto Belcastro, non si può che tornare a parlare di bellezza attraverso l'allestimento di una mostra presso il Palazzo della Curia arcivescovile, realizzata dagli alunni del biennio del Liceo Artistico di San Giovanni in Fiore. Gli alunni, con le loro opere, hanno pensato di porre l'attenzione su questo legame tra la Cattedrale di Cosenza e l'Abbazia Florense, legame trovato nei rosoni, che hanno riprodotto e interpretato con le loro similitudini e differenze. I due rosoni- come spiega il prof. Vincenzo Calfa, docente di tecniche pittoriche-sono stati realizzati con carboncino e gessetto sulla carta da imballaggio. I ragazzi hanno voluto anche omaggiare la Cattedrale che ci ha ospitati, con due quadri. Il primo rappresenta la cattedrale com'era in origine, realizzato su tavola su cui è stata praticata un'imprimitura in gesso e colla ed è stato scelto il monocolore per dare un effetto antichizzato. L'altro quadro, realizzato con una tecnica più moderna, rappresenta la Cattedrale oggi.

L'omaggio a Nolè

Non poteva mancare la riproduzione del quadro raffigurante la Madonna del Pilerio, simbolo della città di Cosenza. L'opera-precisa il prof. Calfa- è stata realizzata su tavola ed è stata resa ancora più preziosa grazie all'applicazione sullo sfondo della foglia d'oro. Gli alunni e i docenti hanno poi voluto ricordare l'arcivescovo Francesco Nolè, scomparso recentemente, attraverso la creazione di un busto in gesso, anche gli occhiali sono stati realizzati a mano nel laboratorio di oreficeria della scuola.
Gli alunni insieme al prof. Giulio Faragasso, docente di tecniche plastiche, hanno realizzato due bassorilievi, uno raffigurante i due rosoni messi a confronto e l'altro raffigurante l'icona della Madonna del Pilerio.
Sempre per rendere omaggio alla figura dell'Arcivescovo Nolè è stata realizzata una vera e propria opera di oreficeria, raffigurante lo stemma episcopale. L'opera è stata creata attraverso l'utilizzo di varie tecniche orafe- sottolinea il Prof. Giovanni Porcelli, docente di design del gioiello,- tra cui quella dello smalto a fuoco, lavorazione che ha origini molto antiche risalenti all'incirca a oltre 2800 anni a.C. Lo smalto è un materiale vetroso, la cui origine si fa risalire agli antichi Egizi, oltre 2800 anni a.C. La sua storia viaggia di pari passo a quella del vetro, di cui lo smalto è parente assai prossimo per composizione e caratteristiche.

L'applicazione dello smalto su metalli più o meno preziosi, si diffuse in tempi antichi a Bisanzio e successivamente in tutta Europa,dove, nel Medioevo, vide i suoi trionfi in Georgia, in Italia e poi in Francia ed in Germania, ma anche in India e in Cina.
Nello stemma-ci spiega il Prof. Porcelli- è rappresentato il "simbolo" stesso del francescanesimo, il T (tau) che accoglie le due mani crocifisse, Cristo e San Francesco, segno di una comunione e di una santità che si può raggiungere solo se si partecipa intensamente e con radicalità alla passione di Gesù, fino alla Crocifissione, per gustare anche la potenza della resurrezione (cf Ef 3,10); il mare e i monti su cui si erge il T simboleggiano la profondità e l'altezza della presenza di Dio che ci copre, ci innalza, ci avvolge e ci protegge, ma simboleggia anche la ricca e affascinate conformazione morfologica della Diocesi di Tursi-Lagonegro prima e di Cosenza-Bisignano ora, bagnate dal mare e costellate di vette e alture purissime.

Le due stelle, infine, rappresentano, la mamma celeste e quella terrena, figure fondamentali nella vita di monsignor Nolè.
Le opere in mostra- hanno tenuto a sottolineare i docenti intervenuti- sono state realizzate da giovani artisti promettenti di un'età compresa tra i 14 e i 15 anni, che grazie alla guida dei docenti di indirizzo, si dedicano con competenze ed entusiasmo ad arricchire il patrimonio culturale del territorio grazie al loro impegno scolastico e alla qualità della loro espressione artistica. Il liceo artistico si conferma, ancora una volta, un'eccellenza del nostro territorio e un'agenzia educativa d'avanguardia.

Caricamento commenti

Commenta la notizia