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Il teatro Rendano di Cosenza si illumina con "Ifigenia da Aulide a Tauride"

Il teatro Rendano, stracolmo, ha salutato fra gli applausi il lavoro dell’intero cast. 31 persone sul palco, scenografie imponenti, per non parlare di costumi, disegno luci e suoni hanno contribuito al rivivere di un mito!

Anche a Cosenza è possibile assistere a potenti e visionari allestimenti di opere di rara esecuzione. È successo ieri sera al teatro Alfonso Rendano per “Ifigenia da Aulide a Tauride” di Antonello Lombardo e Officine teatrali telesiane e con gli adattamenti dei testi di Flavio Nimpo. Un’opera così non poteva che trovare in Antonello Lombardo il suo artefice perfetto. Il regista entra con la sua cifra stilistica nella trama, mescolando sapientemente il barbarico con il classico, la Tauride con l’Aulide, in una forma stilistica dai toni decisi.

La vicenda di Ifigenia è la vicenda di una famiglia sconvolta, devastata da una maledizione che ha colpito la stirpe di Agamennone, il leggendario re, capo supremo degli Achei nella guerra di Troia.

La riflessione sulla famiglia come elemento di valore indispensabile per la presenza dell’uomo nel mondo è uno dei temi centrali in questo dramma e segue le linee della distruzione e della sua ricomposizione in un nuovo ordine. Agamennone pur di ottenere un’intercessione divina che favorisse il suo esercito durante la guerra di Troia ha sacrificato sua figlia, Ifigenia, sull’altare, come omaggio, per ottenere i favori della dea Artemide. Agamennone però non sa che sua figlia non è morta e che la stessa dea Artemide l’ha salvata (sostituendo il suo corpo sull’altare con quello di una cerbiatta) e portata con sé, facendone una sua sacerdotessa, nella terra dei Tauri, «terra che si trova al di là delle famose colonne gemelle che si aprono su quel mare inaccessibile, ignoto e pericoloso che segna i confini del mondo».

È il sacrificio umano una delle principali tematiche del dramma: quello della stessa Ifigenia e di suo fratello Oreste che Ifigenia, divenuta sacerdotessa nel barbaro paese dei Tauri, salverà dopo un drammatico processo di riconoscimento. Ma nonostante il lieto fine, ciò che emana è un angoscioso senso di debolezza e di precarietà della condizione umana, sottratta sia a un disegno provvidenziale divino sia al dominio della ragione. Coraggio, astuzia e inganno. Sono questi gli ingredienti principali che condiscono la fuga rocambolesca dei protagonisti di “Ifigenia da Aulide a Tauride”, la tragedia non-tragedia con cui Euripide rivendica il potere dell’uomo sullo “stravolere” degli dei.

Una performance impressionante quella degli studenti del Telesio. L’interpretazione e la recitazione sono di alto livello, a cominciare dalla protagonista, Angela Mussari che ha incarnato prodigiosamente una Ifigenia sempre in balia di passioni e sentimenti contrastanti. Giovan Battista Lillo Odoardi che ha delineato un Oreste sempre ben calibrato, dalla voce imperiosa, che all’occasione si è caricata di teneri accenti. E cosa dire della intensa interpretazione di Giulia Azzinnaro (Clitemnestra) e di Giovanni Vangoni (Agamennone).

Vicino a loro ben si collocano Andrea Mauro come Pilade, Corrado De Pasquale come Toante e Pietro Vencia in Achille. Infine Candida Sarcone, una Atena di convincente caratura. Le musiche e i suoni ben scelti sono riusciti a far risaltare in modo perfetto tutte le varie atmosfere presenti in questo capolavoro. Molto ben curate le scene (bellissimo l’effetto del mare in movimento sullo sfondo), le luci, e i costumi.

E alla fine, teatro nel teatro, Ifigenia, Oreste e Pilade si ritrovano in abiti contemporanei. L’eccitazione del pericolo è sempre lo spettacolo più bello del mondo. Il teatro Rendano, stracolmo, ha salutato fra gli applausi il lavoro dell’intero cast. 31 persone sul palco, scenografie imponenti, per non parlare di costumi, disegno luci e suoni hanno contribuito al rivivere di un mito!

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