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Cosenza, il Consiglio approva documento della maggioranza sulla Città unica

No a risoluzione della minoranza. Il Sindaco Franz Caruso: “Trovare tutti insieme le convergenze necessarie per poter arrivare concretamente alla sua realizzazione”

Il Consiglio comunale, presieduto da Giuseppe Mazzuca, riunitosi oggi per pronunciarsi sulla proposta di legge regionale relativa all'istituzione del nuovo Comune derivante dalla fusione dei Comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero, ha, al termine del dibattito, approvato un documento, proposto dalla maggioranza, con 19 voti a favore e 7 contrari, respingendo al contempo (con 19 voti contrari, contro i 7 favorevoli della minoranza) una risoluzione presentata dalla stessa opposizione.

Nel documento proposto dalla maggioranza, approvato dal Consiglio comunale è stata chiesta alla Regione Calabria la sospensione dell'iter di esame e di approvazione del disegno di legge regionale proposto dalla maggioranza di Governo. Inoltre è stata avanzata formale richiesta al Presidente della Giunta regionale per la convocazione di una conferenza permanente di concertazione tra la presidenza della Giunta e i Sindaci e i presidenti dei Consigli Comunali interessati alla costituzione reale della città unica. E' stato ancora chiesto all'Amministrazione regionale che la concertazione sia finalizzata, in maniera preventiva, alla definizione delle modalità legislative, organizzative ed amministrative da attivare con rigore e responsabilità, senza alcuna improvvisazione, per l'istituzione del nuovo Comune. Un'altra richiesta avanzata nel documento della maggioranza e votato dal civico consesso con l'approvazione di 19 consiglieri è riferita alla previsione, nel bilancio regionale, al fine di garantire la copertura finanziaria della stessa legge istitutiva del nuovo ente, adeguati finanziamenti straordinari per sostenere i costi del processo di fusione e per contribuire alle spese di funzionamento del nuovo Comune nei primi dieci anni. Il Consiglio comunale di Cosenza ha chiesto, inoltre all'Amministrazione regionale uno specifico Studio di Fattibilità, affinché, prima che venga approvata dal Consiglio regionale qualsivoglia legge istitutiva della città unica, si possano indicare le necessarie soluzioni alle gravi criticità che emergono nelle relazioni finanziarie tra i Comuni e le modalità più efficaci e convenienti per ottimizzare i processi organizzativi ed amministrativi, a salvaguardia dell'interesse dei cittadini, con il fine di garantire, prima di tutto, minori costi e maggiori livelli quantitativi e qualitativi dei servizi comunali. Un ulteriore punto del documento della maggioranza di Palazzo dei Bruzi sulla necessità che, in sede di concertazione, si faccia prioritariamente una verifica sulla programmazione e sulla attuazione degli investimenti regionali finalizzati alla realizzazione di tutte quelle opere pubbliche che, di fatto, sono materialmente mirate alla unità territoriale e alla modernizzazione dei processi di conurbazione, a partire dalla verifica dello stato di attuazione del progetto di Metropolitana leggera della area urbana cosentina.

Il documento passato in Consiglio fa riferimento, ancora, ad una concertazione dell'Amministrazione regionale con i Comuni interessati per proporre al Governo nazionale ed al Parlamento la modifica della legge 56/2014, al fine di adeguare la propria finalità al dimensionamento della fusione riguardante anche i comuni che sommano un numero superiore a centomila abitanti. Dal Consiglio è, infine, venuta la richiesta di concordare con i comuni interessati la costituzione e l'insediamento, sin da subito, dell' Assemblea Costitutiva della città unica, composta da tutti i componenti dei Consigli Comunali di Cosenza, Rende e Castrolibero.

All'Assemblea Costitutiva sarà affidato il compito di redigere lo Statuto provvisorio del nuovo Comune, al fine di garantire al nuovo ente un avvio ordinato e piena dignità istituzionale. Il metodo partecipato, oltretutto, consente che la nascita del nuovo Comune venga affidata essenzialmente agli organi degli stessi comuni in fusione e non alla attività di una gestione commissariale.

Nella premessa, il documento della maggioranza di Palazzo dei Bruzi ha evidenziato come alla proposta di legge regionale, di fatto, nonostante l'oggetto del provvedimento non presenti alcun profilo di emergenza, è stato assegnato il riconoscimento di procedimento d'urgenza, dal momento che, a distanza di soli pochi giorni dalla sua presentazione, è stata inserita all'ordine del giorno della Commissione consiliare permanente, già convocata per l'avvio dell'esame e dell'iter di approvazione. Sempre nella premessa si fa riferimento al fatto che i Consigli Comunali di Cosenza, Rende e Castrolibero sono stati espropriati della loro sovranità istituzionale, nella rappresentanza dei territori e degli interessi delle popolazioni di loro competenza, con il rischio che il disegno di legge possa approvarsi senza alcun atto di concertazione sociale ed istituzionale.

Il documento mette in risalto anche che nella relazione illustrativa e nell'articolato del disegno di legge vi siano “gravi carenze ed omissioni normative al fine di assicurare una efficace regolamentazione del percorso istitutivo del nuovo Comune” e che la finalità del disegno di legge sembra essere più rivolta all'obiettivo di promuovere la estinzione degli enti locali attualmente vigenti e non alla definizione di un processo di fusione efficiente, funzionale alla reale costruzione di un moderno nuovo Comune. Tanto è che la proposta di legge prevede esclusivamente la indizione di un referendum consultivo. Per la maggioranza di Palazzo dei Bruzi “è paradossale che la proposta possa indicare la data di entrata in vigore della istituzione del nuovo Comune senza che si preveda come attuare un percorso di reale costituzione della città unica e che dall' articolato non si evince, quindi, il "come" pervenire alla istituzione del nuovo Comune, rinviando la definizione della fase realizzativa esclusivamente alla normativa vigente a livello nazionale ed in particolare alla legge 56/2014. Il riferimento è alla cosiddetta legge Del Rio approvata dal Parlamento come strumento a sostegno della fusione dei piccoli comuni. Una legge che, pertanto, come ampiamente riconosciuto, non è efficace per un fecondo processo di fusione tra Comuni che sommano un aggregato urbano superiore a centomila abitanti. Inoltre, sempre stando alle premesse del documento della maggioranza, la proposta di legge non prevede alcuna norma finanziaria da impiegare a sostegno del processo di fusione, tranne che accennare alla ipotetica copertura dei costi per lo svolgimento del referendum consultivo. E' notorio – prosegue il documento - che una operazione di fusione necessita di costi suppletivi per affrontare e risolvere i problemi organizzativi e di armonizzazione delle diverse realtà municipali. Se è vero che, addirittura, è necessario l'impiego di risorse finanziarie straordinarie anche per quei Comuni che versano in buone condizioni di stabilità finanziaria, non è immaginabile che la Regione Calabria non preveda finanziamenti adeguati per la fusione tra enti che sono già impegnati a fronteggiare gravi e pesanti criticità nell'esercizio dei loro bilanci. Si rileva, inoltre, che lo stesso Parlamento, infatti , è stato costretto ad approvare nella legge 51/2022 un emendamento correttivo della legge 135/2012 per ovviare al limite di un parametro dimensionato per la fusione dei piccoli Comuni fino a 5000 abitanti. Infatti, la contraddizione della legge 51/2022 penalizza le grandi fusioni. Basta osservare che il Comune di Corigliano Rossano ( circa ottantamila abitanti ) ha percepito per l'anno 2022 un contributo di 1.938.044 euro e Casali del Manco ( circa diecimila abitanti) 1.854.576 euro. L'emendamento correttivo ha previsto un contributo straordinario una tantum a sostegno, di fatto, solo per il comune previsto con legge regionale "Istituzione della Nuova Pescara, in seguito alla fusione con Montesilvano e Spoltore" , approvata il 24/08/2018 e che ha definito un percorso costitutivo da compiersi nell' arco di ben nove anni, per arrivare al definitivo varo del nuovo Comune nell' anno 2027. In base al precedente di Pescara, sarebbe impensabile poter ritenere realistica la data dell'anno 2025 per l'avvio del nuovo Comune dell'area urbana cosentina, ancorché la proposta di legge regionale è assolutamente omissiva di qualsiasi norma finalizzata a definire concretamente ed in maniera credibile il percorso amministrativo e legislativo per la costituzione del nuovo ente. Lo stesso disegno di legge, per come formulato, è inattuabile anche al fine della indizione del referendum consultivo, dal momento che non prevede alcuna denominazione del nuovo Comune : i cittadini dovrebbero pronunciarsi sulla Istituzione di un nuovo Comune dal nome ignoto. Ma l'omissione più grave del disegno di legge consiste nell' assenza di qualsiasi norma che regola le modalità del processo di fusione in presenza di un Comune che si trova attualmente in una condizione di dissesto o predissesto e che è sostanzialmente un ostacolo insormontabile al processo di fusione, per la oggettiva esistenza di intrinseche limitazioni operative sul piano finanziario ed amministrativo a cui un Comune è sottoposto in questi casi. Inoltre, la fusione, in presenza di questa condizione di dissesto, non può essere legiferata in maniera antecedente alla definizione del debito pregresso. E ciò è un obbligo imposto dalla mancanza di certezza dell'ammontare del debito pregresso, perché soggetto a continue ed innumerevoli varianti nelle fasi di accertamento, ma anche perché non è ipotizzabile l'estinzione di un ente prima della mancata copertura del debito stesso. Non si norma, inoltre, il "come" e il "perché" il nuovo ente, se non dovesse essere prima definita la copertura dei debiti derivati dalla distrazione di fondi vincolati, dovrebbe farsi carico anche di questa ulteriore eredità. Non esiste, di fatto, alcuna separazione tra Organo Straordinario di Liquidazione e gestione amministrativa ordinaria, per il semplice fatto che il bilancio riequilibrato approvato senza crediti e debiti della passata gestione, non blocca il trasferimento del debito pregresso verso il nuovo ente in presenza di una mancata o incompleta copertura dello stesso debito. D'altra parte, con le dovute differenze, basta fare riferimento alle norme del diritto commerciale-civile, per convenire, per analogia, sulla ontologica incompatibilità o, quanto meno, sulla enorme difficoltà, a conciliare la strutturale situazione deficitaria degli enti con il processo di fusione. Anche in presenza di un Comune in condizione di predissesto si presentano forti criticità e difficoltà a procedere verso la fusione,dal momento che il Piano pluriennale approvato dalla Corte dei Conti non è modificabile e, pertanto, esso sarebbe trasferito tout court al nuovo ente. Non meno importante si presenta, inoltre, la necessità di una ricognizione preventiva dello stato patrimoniale, della condizione della struttura organizzativa burocratica, della gestione dei servizi primari ( dimensionamento scolastico, servizi di assistenza sanitaria territoriale ed ospedaliera, raccolta e smaltimento dei rifiuti, reti di distribuzione del gas, rete idrica e fognaria , trasporto pubblico locale, servizi welfare, banche dati e sistemi informativi telematici e digitali). Il riordino del settore del personale, inoltre – si rileva nel documento della maggioranza - non può essere improvvisato. In via prioritaria, sono da definire le modalità per come garantire certezza dei diritti, sia ai lavoratori dipendenti degli organici comunali che a quelli dipendenti presso gli enti o aziende partecipate e le cooperative a cui sono affidate le attività di cura e manutenzione del territorio o di assistenza sociale. Verosimilmente, non potrà entrare in vigore l'istituzione del nuovo Comune senza richiedere, in via preventiva, l'assoggettamento al parere della Corte dei Conti. Molteplici i limiti della proposta di legge regionale evidenziati dalla maggioranza di Palazzo dei Bruzi, anche sotto il profilo della coerente interpretazione della legislazione vigente, perché a livello nazionale fa riferimento ad una legge non finalizzata alla fusione tra comuni per un numero superiore a centomila abitanti e che a livello regionale, addirittura, è in contrasto con lo spirito e la finalità della legge regionale n. 15/2006, ed in particolare con l'art. 18, dal momento che la fusione tra Cosenza, Rende e Castrolibero non è correlata al Piano di Riordino Territoriale Regionale.

Il documento prende atto che i comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero hanno già avviato il procedimento finalizzato alla Unione dei Comuni per la gestione unitaria di alcuni importanti servizi comunali e che l'Unione dei Comuni è da considerarsi come il primo passo per pervenire ad un effettivo processo di fusione, evitando così un agitare del tema della città unica a soli fini di propaganda politica di parte. Di qui la sospensione dell'iter di esame e di approvazione del disegno di legge.

La risoluzione della minoranza

La minoranza in premessa (ad illustrarla davanti alla massima assemblea cittadina, il consigliere Francesco Caruso) ha giudicato la proposta di Legge finalizzata alla istituzione del nuovo Ente derivante dalla fusione dei Comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero, in linea con il dettato costituzionale e con la Normativa Statale in materia, oltre che con quella regionale. Di fusione – si legge ancora nella risoluzione della minoranza di Palazzo dei Bruzi - si era parlato già in seno alla Giunta Comunale del Comune di Cosenza con Deliberazione n.63 del 8 maggio 2017, laddove la stessa Giunta Comunale si era determinata nel proporre al Consiglio Comunale di Cosenza, la volontà di deliberare l’avvio del procedimento per la fusione dei comuni di Cosenza e Rende (come in effetti si è poi deliberato). Tanto a dimostrazione del fatto che i consiglieri di minoranza, in linea con quelli che sono i principi che hanno accompagnato da sempre le proprie volontà, erano e sono tuttora pronti a lasciare immediatamente, senza esitazione alcuna, le proprie cariche per il bene sommo dei cittadini che dignitosamente rappresentano.

Considerato – prosegue la risoluzione - che la fusione dei tre Comuni interessati avrebbe modo di generare il superamento della soglia dei 100.000 abitanti complessivi, tanto da beneficiare quindi di ingenti risorse, oltre a quelle già di per sé previste dal processo di fusione;

- che il processo di fusione genera importanti risparmi sui tributi, realizzando una considerevole riduzione della Spesa Pubblica unita ad una maggiorazione dei ricavi tanto da poterli destinare al potenziamento dei servizi per l’intera cittadinanza;

- che la proposta di Legge di fusione dei tre Comuni mira ad eliminare inefficienze e

duplicazioni amministrative, oltre che a promuovere un vero processo di fusione, efficiente e funzionale alla reale costruzione di un moderno nuovo Comune;

- che il progetto di fusione dei tre Comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero è assolutamente in linea con lo spirito voluto dallo stesso Consiglio Regionale della Calabria volto, questo, alla compartecipazione e condivisione della proposta di Legge con i Sindaci delle tre Amministrazioni, con le Associazioni di Categoria, con gli Ordini Professionali e con la società civile;

- che la fusione dei tre Comuni segnerà un reale efficientamento dei servizi ai cittadini ed alle imprese, previa gestione unitaria degli stessi, oltre a prevedere un unico Centro di Governo con la prospettiva di numerosi nuovi posti di lavoro;

Ritenuto

- che la fase relativa al referendum è di assoluta importanza laddove si consideri che l’art.133 della Costituzione prima, l’art.15 del D.Lgs 267/2000 e la Legge Regionale 13/1983 poi, sanciscono che l’istituzione di nuovi Comuni deve essere preceduta appunto da una consultazione popolare che si realizza nello svolgimento di un referendum consultivo obbligatorio e che, pertanto, con lo stesso referendum verrà consultata la popolazione;

Con la questa risoluzione si impegna lo stesso Consiglio Comunale, il Sindaco e la Giunta :

- a dare pieno sostegno al Consiglio Regionale della Calabria affinché questo grande progetto di fusione possa illuminarsi di approvazione, giungendo quanto prima possibile alla prevista consultazione referendaria;

-a condividere l’auspicio che il percorso di unificazione possa successivamente estendersi agli altri comuni dell’area urbana.

L'intervento del Presidente del Consiglio Giuseppe Mazzuca

A dare lettura del documento della maggioranza, poi approvato al termine del dibattito, era stato il Presidente del Consiglio comunale Giuseppe Mazzuca che, prima di illustrarlo all'aula, ha sottolineato di essere assolutamente d'accordo sull'istituzione della città unica, in linea con la assoluta condivisione di quanto previsto nel programma del Sindaco Franz Caruso. “E’ volere dell’Amministrazione comunale – ha detto Mazzuca - istituire la città unica, ma è chiaro che dobbiamo fare sul serio. Ho letto la proposta di legge e l’ho trovata molto lacunosa – ha aggiunto Mazzuca. Quindi ha messo in rilievo lo “sgarbo istituzionale” che sarebbe stato commesso dai proponenti “che non hanno inteso, prima di presentarla, condividerla o discuterla con i diretti interessati, con i Sindaci ed i consiglieri comunali.

Essendo eletti e non nominati – ha precisato Mazzuca - dobbiamo rendere conto direttamente ai cittadini in quanto rappresentanti del popolo”. Il Presidente del Consiglio comunale ha riferito, inoltre, la circostanza dell'incontro che ha avuto alla cittadella regionale con il Presidente della Giunta Roberto Occhiuto, alla presenza del consigliere comunale Francesco Gigliotti, nella fase che ha preceduto la presentazione della proposta di legge regionale.

“Non poteva, infatti _ ha aggiunto - essere un semplice fatto burocratico, ma doveva essere condiviso con i Sindaci dei tre comuni, tanto è vero che il nostro Sindaco Franz Caruso si è messo subito in contatto con il Presidente Occhiuto. Eravamo rimasti d’accordo che avremmo avviato insieme l’iter dell'istituzione della città unica, ma così non è stato”.

Mazzuca ha ribadito di essere convinto di istituire subito la città unica, “ma – ha puntualizzato – se ne sussistano le condizioni e a patto che funzionino i servizi”. Poi ha portato l'esempio del PSC che “deve essere unico”. Su questo punto Mazzuca ha aggiunto che il consigliere regionale Pierluigi Caputo, primo firmatario della proposta di legge, da Presidente della commissione urbanistica e da Presidente del consiglio comunale di Cosenza non è stato in grado di approvare il PSC del Comune bruzio. Oggi ci dice, invece, che approveranno il PSC di tre comuni. Oggi – ha detto ancora Giuseppe Mazzuca - dobbiamo discutere esclusivamente del bene dei cittadini di Cosenza, Rende e Castrolibero. Non è possibile avere tre aziende per la gestione dei dei rifiuti, tre aziende di trasporto e tre di riscossione dei tributi. Lotteremo per la città unica, ma con serietà e garantendo servizi efficienti. Questa fase è stata gestita con pressapochismo e in maniera dilettantistica. Se realmente la vogliamo sediamoci e lavoriamo a favore dei cittadini. Non consentiremo spot elettorali né che siano perseguiti interessi personali”.

L'intervento del Sindaco Franz Caruso

A tirare le conclusioni del dibattito (di cui riferiremo in un altro comunicato stampa) e nel corso del quale sono intervenuti alcuni Assessori (Pina Incarnato e Veronica Buffone) e diversi consiglieri comunali, è stato il Sindaco Franz Caruso.

“Non sono intervenuto prima su questa vicenda rilevante – ha esordito il primo cittadino – proprio per rispetto istituzionale, politico, di quelle istituzioni che sono quelle che devono decidere del destino dei loro territori e della propria popolazione.

Non ho rilasciato neanche interviste sul punto perché ho ritenuto giusto e doveroso che ad esprimersi fossero gli eletti del popolo, della nostra città e quelli delle città di Rende e di Castrolibero che, peraltro, si è già espresso, mentre, in concomitanza con la nostra riunione, oggi si esprime il consiglio comunale di Rende. Avrei voluto – ha aggiunto Franz Caruso - che anche un'istituzione più alta come la Regione Calabria e i suoi consiglieri avessero avuto lo stesso rispetto delle istituzioni che sono chiamate ad esprimersi su un tema così rilevante. Ma, tant'è, questo non è stato fatto. Nella parte introduttiva il documento di cui ha dato lettura il Presidente del Consiglio comunale non va contro la città unica, anzi, tutt'altro. E' un documento che critica un percorso irriguardoso rispetto alle altre istituzioni. Un percorso – ha aggiunto il Sindaco Franz Caruso – che non contiene alcun riferimento economico-finanziario normativo e anche politico rispetto a quella che non è una prospettiva che riguarda solo una città, ma riguarda un territorio molto più vasto che, in una visione molto più ampia e molto protesa verso il futuro, guarda ad un territorio che già è riduttivo definire area urbana. Per cui avrei voluto che ci fosse stato un confronto, un incontro che è la massima espressione della democrazia nei contesti urbani, istituzionali e politici. Che ci fosse stato, in una parola, quel confronto che può riassumersi nell'esercizio della democrazia. E cioè quel confronto preventivo per arrivare ad una condivisione di un percorso che deve portare ad una meta che è uguale e condivisa da tutti”. Il Sindaco ha fatto riferimento, inoltre, a tentativi di interlocuzioni “con le singole espressioni delle istituzioni, con i sindaci che, per quanto autorevoli, in assenza, però, di un deliberato, rappresentano autorevolmente una loro idea, un loro progetto, ma, se non sono sostenuti dal consenso della massima assemblea elettiva che è il Consiglio comunale, si limitano appunto a rappresentare questa loro idea. A dire il vero – ha precisato Franz Caruso - questo confronto è stato tentato, ma mi sono sempre sottratto, non alle interlocuzioni con le espressioni regionali, ma ad un approfondimento, proprio perché aspettavo che oggi si consumasse questo importante passaggio in Consiglio. Oggi posso dire a pieno titolo che rappresento una maggioranza per quanto riguarda un percorso e il Consiglio comunale per quanto riguarda la meta, perché mi fa piacere apprendere finalmente che tutto il consiglio comunale è favorevole all'istituzione di un nuovo agglomerato urbano, più ampio del nostro singolo comune capoluogo, che comprende la città di Rende e la città di Castrolibero, ma che è - secondo le indicazioni pervenute e che io ho sempre espresso in campagna elettorale - va ben oltre il confine dell'area urbana.

Mi ha fatto piacere leggerlo in una dichiarazione del Presidente della Regione Occhiuto nella quale ha detto di condividere il percorso indicato dai suoi consiglieri della circoscrizione della provincia di Cosenza e che può vedere anche il miglioramento della stessa proposta e anche l’allargamento alla vasta area metropolitana cui io ho sempre fatto riferimento. Come è stato ricordato dai consiglieri di maggioranza e soprattutto da Bianca Rende – ha detto ancora il primo cittadino - della città unica non se ne è parlato nel programma di governo della città del candidato a Sindaco dell'attuale minoranza e della precedente amministrazione. Nel mio programma, invece, la città unica, come ha detto Bianca Rende, è un elemento centrale di quello sviluppo dell'area vasta metropolitana al centro della quale ho messo quel percorso che deve portare, alla fine del nostro mandato elettorale, ad aver consumato gli atti e i passaggi amministrativi istituzionali per arrivare alla costituzione della città unica. Rivendico fino in fondo quella che è un'idea che da subito noi abbiamo portato all'attenzione dei nostri concittadini e che ha avuto il consenso della maggioranza. Se noi oggi parliamo di città unica – ha puntualizzato Franz Caruso - lo possiamo fare a ragion veduta perché ci siamo già confrontati nel corso della campagna elettorale. Non è oggi qualcosa che può ascrivere a proprio vantaggio una parte politica che non ha mai parlato in campagna elettorale, sia per il rinnovo del consiglio comunale di Cosenza che per il rinnovo del Consiglio regionale, di città unica. Il candidato Presidente, oggi nostro governatore, non ha mai parlato in campagna elettorale di città unica, come non ne ha mai parlato nessuno dei candidati del centrodestra. Invece noi oggi apprendiamo che i consiglieri di maggioranza del Consiglio regionale eletti nella nostra circoscrizione ottengono addirittura la procedura d'urgenza per portare all'esame della prima commissione regionale per gli affari istituzionali la proposta di fusione dei tre comuni, come se i problemi della Calabria venissero tutti risolti dalla costituzione del comune unico tra i tre comuni e dalla nascita della città unica. Mi fa piacere sapere che l’unico problema che merita la procedura d’urgenza sia questo, come se non ci fosse in Calabria più un problema della sanità, dei rifiuti, dell'acqua, dei trasporti, dell'ambiente, del lavoro. Possiamo rassicurare tutti i nostri concittadini calabresi che quando al primo febbraio 2025 avremo sciolto questi consessi eletti democraticamente. avremo risolto tutti i problemi della Calabria. Se così fosse – ha detto Franz Caruso nel suo intervento in Consiglio comunale - anticiperei la scadenza non ai primi di febbraio del 2025, ma al 1° febbraio del 2024. Così non è. Questo – ha aggiunto il Sindaco di Cosenza - è un progetto politico che mi fa piacere che venga portato avanti, ma credo che sia opportuno che tutti insieme si trovi la forma, la procedura e le convergenze necessarie per poter arrivare concretamente alla realizzazione della città unica. Per fare questo, però, bisogna fare molta chiarezza. Per esempio, c'è chi propone in modo superficiale e vacuo una città unica che non ha fondamenta perché è vero, come ha detto Alessandra Bresciani, che vogliono realizzare un gigante con i piedi d'argilla”. Franz Caruso ha espresso apprezzamento nei confronti del consigliere Aldo Trecroci “che ha richiamato la nascita della nostra Costituzione e il valore fondante del nostro Stato che è il valore fondante delle nostre istituzioni. Quando le istituzioni vanno avanti e si riformano con il consenso dell'unanimità o di un'ampia maggioranza – ha puntualizzato il Sindaco - si fanno cose utili perché noi dobbiamo pensare che le regole non le dobbiamo scrivere a nostro uso e consumo o per il tornaconto personale. Le regole servono per guardare al futuro e per dare a chi verrà dopo di noi una situazione migliore, più democratica e più libera. Quando si fa questo – ha aggiunto - si fa l’interesse del popolo, della cittadinanza, di un territorio. Non si distorcono le norme a proprio uso e consumo. La Costituzione e i nostri padri costiutenti ci dicono quello che dobbiamo fare. Noi dobbiamo condividere i percorsi di trasformazione e non si fanno riforme istituzionali e costituzionali a colpi di maggioranza, per come si minaccia di fare a livello nazionale proprio in questi giorni.

Le regole servono per rafforzare la democrazia. E in questo quadro c'è anche la riforma che si propugna della legge elettorale per i Comuni, la legge 81 del '93, che è stata definita la migliore legge che mai il Parlamento italiano ha saputo partorire dal dopoguerra ad oggi. La si vuole riformare perché, dopo aver conquistato con una minoranza il Governo del Paese e aver conquistato la maggioranza delle regioni italiane, questo centrodestra che oggi ci governa vuole modificare la legge 81 per andare alla conquista dei comuni che sono l'unico baluardo di resistenza a questo dilagare antidemocratico. Si vuole modificare quella parte della legge 81 che prevede il ballottaggio e il voto disgiunto.

Queste sono battaglie di democrazia che vanno ben al di là dell’appartenenza ad uno schieramento. Noi siamo stati eletti – ha aggiunto ancora Franz Caruso -per difendere la democrazia e la libertà e abbiamo questo impegno nei confronti dei nostri cittadini. Se vogliamo rendere alto il nostro ruolo, facciamole insieme le battaglie di democrazia. Non è approvando queste trasformazioni legislative che si ottiene il consenso e il potere per governare le istituzioni. Non è esautorando il Parlamento delle sue prerogative e approvando un decreto legislativo Calderoli sull'autonomia differenziata che noi possiamo esercitare fino in fondo il ruolo per cui siamo stati chiamati a governare le istituzioni che abbiamo il dovere di difendere. Non possiamo arrogarci il potere di annettere altre istituzioni. Non possiamo pensare che solo perché abbiamo 66 mila abitanti rispetto ai 30 mila di Rende o ai diecimila di Castrolibero, possiamo acquisire alla nostra istituzione gli altri comuni. Dobbiamo confrontarci, incontrarci. I matrimoni combinati non hanno mai portato grandi risultati così come le fusioni a freddo.

Con un Comune ancora in bonis, l'8 maggio del 2017 l'Amministrazione precedente – ha affermato inoltre il Sindaco Franz Caruso - ha adottato una delibera alla quale non è seguito più nulla. Noi abbiamo vinto le elezioni sulla base di un programma e di un progetto chiaro al quale abbiamo sempre dato consequenzialità. Non sempre alla accelerazione che si vuole dare alle cose corrisponde una risposta concreta.

La macchina amministrativa è più complessa e farraginosa e ha dei tempi e modi diversi di realizzazione. Quello che diciamo in queste aule deve essere Vangelo e quel che diciamo lo dobbiamo attuare. La situazione in cui versa il comune capoluogo è difficile. Noi siamo rappresentati in Parlamento da ben 5 parlamentari con l'ex Sindaco del nostro comune in testa.

Ho letto sulla stampa pochi giorni fa che un solo senatore, Mangialavori, rappresentante di una provincia ben più piccola dalla nostra, quella di Vibo, è riuscito a portare in quel territorio ben 37 milioni di euro. Dico che proprio in virtù della forte rappresentanza parlamentare di cui disponiamo, oltre all'autorevole Presidente della Regione, abbiamo la possibilità di modificare la legge Delrio che era scritta per piccoli comuni e che prevede come contributo annuale per 5 anni ai comuni che si fondono, un contributo massimo di 2 milioni di euro. Lo ha ricordato Pina Incarnato: soltanto nel 2021 il disavanzo del nostro comune è di 24 milioni di euro. Abbiamo approvato un piano di riequilibrio di 219 milioni di euro. Ditemi con due milioni di euro all’anno, nella fusione dei comuni, cosa possiamo risolvere rispetto alla drammaticità nella quale ci siamo trovati ad operare.

Perché – si è chiesto il Sindaco - la provincia più grande della regione, una delle più vaste d'Italia e con una deputazione di ben 5 rappresentanti del centrodestra, non si attiva per fare in modo tale che la situazione finanziaria del Comune possa essere risolta non con i 2 milioni di contributi previsti dalla Legge Delrio, ma, ad esempio, con il doppio dei trasferimenti al Comune capoluogo per un periodo di dieci ma anche cinque anni che consentano di appianare il debito e di portare in bonis il nostro comune? Questo è quello che si chiede ad una deputazione che ha a cuore le sorti del territorio per rendere possibile quel percorso che deve portare ad unire i Comuni.

Saremmo i primi a sostenere queste battaglie, ma non mi pare che ci sia questa intenzione, perché mai si è levata una voce della nostra deputazione cosentina a favore del comune capoluogo, conoscendo le situazioni in cui voi (riferendosi alla minoranza) avete portato il Comune in dissesto. E' una voragine profonda che solo con l'aiuto dello Stato o con quel piano di riequilibrio monstre che noi abbiamo approvato si può sanare per chi verrà dopo di noi consegnandogli un Comune più sano. Questo è amministrare guardando al futuro.

Se si mettono insieme realtà territoriali contermini che hanno situazioni finanziarie, economiche e organizzative più o meno simili, certamente si può programmare uno sviluppo diverso e migliore che non si può e non si deve fermare assolutamente all'area urbana, ma che deve andare ben oltre”. E Franz Caruso immagina una Cosenza che deve ridiventare la città motore di un percorso di sviluppo e punto di riferimento culturale, politico, economico di un'area vasta. “Vogliamo riportare Cosenza al centro di questo percorso che non si ferma alla città unica, ma che va ben oltre e che vede una prospettiva di crescita di un territorio molto più vasto che mette insieme il Savuto, le Serre, la Media Valle del Crati e la Presila”.

Ed è per questo che Franz Caruso vuole parlarne “in modo serio e affidandoci a chi ne sa più di noi. Quando si parla di fusione di istituzioni ci vuole qualcuno che questa materia l’ha studiata e che conosce quelli che sono i passaggi legislativi che bisogna fare e i vantaggi che ne derivano. Sarà compito delle istituzioni e della politica fare la sintesi. I tuttologi sbagliano sempre. Come Sindaco – ha detto avviandosi a concludere - cerco di sbagliare il meno possibile. Credo che sia necessario uno Studio di fattibilità da affidare all’Unical. Abbiamo un'eccellenza che diventerebbe, con l'area metropolitana, un punto di riferimento nazionale, insieme alla realizzazione dell'Ospedale nuovo e alla facoltà di Medicina. Noi creeremo un punto di riferimento nazionale, invertendo anche la tendenza di emigrare sempre e comunque verso altri lidi. Diventeremmo attrattivi. Facciamo qualcosa che ci consentirà di essere al centro dell’attenzione del Paese e di portare verso di noi quelle professionalità e intelligenze che oggi invece sono costretti ad andarsene fuori. Credo che noi dobbiamo intanto rispettare le istituzioni, a cominciare dalla pretesa del rispetto per la nostra, difendere la democrazia che è un valore, come la libertà, che va, giorno dopo giorno, conquistata e difesa”.

L'intervento dell'Assessore Pina Incarnato

“Mi sarebbe piaciuto, oggi, aprire la discussione sulla città unica analizzando il merito della proposta di legge sulla città Unica se non fosse che il foglio di carta depositato all'assise regionale - massima espressione della rappresentanza politica calabrese- è privo di contenuti. La proposta di legge, che dovrebbe proiettarci in un progetto moderno, ambizioso e condiviso è invece una risoluzione raffazzonata, un documento lacunoso e scarso, limitato nei modi, nella potenzialità e nelle prospettive.

Il documento, infatti, appare una semplice intenzione politica che, per come proposto, tenta di imporre a tre comuni con storie politiche, amministrative e culturali, di unirsi in favore di una mera conta numerica di cittadini, un agglomerato urbano senz'anima i cui contorni sono vuoti ed imprecisi, perché così è stata rappresentata.

Approssimativi, ad onor del vero, appaiono anche le dichiarazioni dei proponenti che pur essendo stati amministratori -proprio del capoluogo- sembrano, oggi, degli sbadati che ancora devono esplorare il funzionamento della macchina amministrativa. Diciamolo con chiarezza, il percorso per la città unica deve essere un progetto, condiviso e compiuto, he non delegittimi i consigli comunali democraticamente eletti, che non escluda i cittadini che si identificano nella comunità. Le discussioni relative al destino dei comuni non possono svolgersi al di fuori dei comuni, i consigli comunali hanno capacità e legittimazione per governare il processo di fusione, se e quando lo scelgono. Appare chiaro che la norma nazionale, la legge Delrio, sembra conformata per agevolare la fusione tra i piccoli comuni, sopratutto quelli al di sotto che 5.000 abitanti che sono 5548 e al di sotto dei 1000 sono 1870. Prova ne è la mancanza di una declinazione, della norma, di un percorso compiuto che accompagni le fusioni per comuni di densità abitativa più alta.

Un altro elemento indicativo è rappresentato dall’ammontare dei benefici economici, nella proposta di legge si accenna a questi benefici, ma nessuno dice l’ammontare totale per le fusioni è di circa 2 milioni di euro, per dare rappresentazione reale dello stato delle cose basti pensare che il solo disavanzo dell’annualità 2021 è pari a 24 milioni di euro. A proposito di questo, nella proposta di legge nessuno fa menzione della grave situazione di dissesto in cui versa il comune di Cosenza, addirittura si ipotizza che l’organismo di liquidazione operi in modo totalmente avulso dalle entrate comunali, come se fosse estraneo all’ente; come se il dissesto fosse un “debito buono”. Proviamo a chiederlo ai creditori.

Di certo, nessuno nega i vantaggi che derivano dalla gestione associata dei servizi essenziali ai cittadini. Per esempio, in tema di mobilità urbana, vorrei domandare ai nostri rappresentanti che tanto si spendono per le sorti della loro città, dove sono finiti i finanziamenti impegnati per assicurare un collegamento veloce e sostenibile tra Cosenza e Rende, un collegamento Cosenza-Unical, parliamo di 160 milioni di euro.

Sull'Ospedale di Cosenza, vorrei chiedere alla regione Calabria come mai nel cronoprogramma presentato per la costruzione del nuovo nosocomio non si fa menzione dello studio di fattibilità già esistente che accorcerebbe di due anni l’apposizione della prima pietra. Sempre che se ne condivida il sito.

Prima accennavo al fatto che Cosenza sarebbe il primo capoluogo di provincia ad unirsi ad altri due comuni, in realtà per il 2027 si prevede un’altra fusione, quella di Pescara. Invito tutti a leggere gli atti delle commissioni consiliari dei tre comuni coinvolti nel processo di fusione ma una fusione iniziata nel 2018, totalmente governata dai comuni in modo strutturato e serio.

La regione Abruzzo ha messo a disposizione della fusione uno stanziamento di 300 mila euro per la definizione di uno studio di fattibilità. I tre comuni nominano un comitato tecnico con compiti di analisi e coordinamento del progetto, perché deve esisterne uno. Le commissioni si occupano, insieme al citato tecnico, di redigere lo statuto, elemento imprescindibile di un nuovo ente comunale.

I comuni hanno definito forme di collaborazione ed hanno lavorato nel definire le basi per la futura fusione : pianificazione territoriale ed urbanistica; trasporto pubblico locale; centrale unica di committenza per la gestione dei contratti; servizi scolastici; organizzazione del personale e degli uffici; digitalizzazione per la conoscenza e la banca dati per la conoscenza e l’accessibilità immediata degli archivi.

Allora, dobbiamo chiederci come voler arrivare alla città che vogliamo, se improvvisare una fusione a freddo senza basi che, vi sottoscrivo, porterebbe al caos totale i tre comuni, oppure lanciare la costituzione di un nuovo entroterra forte, moderno ed innovativo che proietti l’area urbana verso il futuro che merita”.

L'intervento dell'Assessore Veronica Buffone

“Il tema è di fondamentale importanza per il futuro del nostro territorio, dei nostri cittadini e della nostra identità. Voglio fare una premessa nel sottolineare che il Movimento 5 stelle non è aprioristicamente contrario ad un progetto di fusione, ovvero di una città unica tra Cosenza, Rende ed altre città che oggi in qualche modo fanno parte di una stessa vasta area urbana. Tuttavia, processi come questo necessitano di prudenza e approfondimento onde evitare che si ripetano errori già fatti in altri contesti territoriali. Pur consapevoli, e per questo non affatto contrari, che le fusioni tra Comuni sono una soluzione ottimale di maggior sviluppo economico e sociale di un territorio. Che creano economie di scala e contenimento dei costi, quindi risparmi per lo Stato ed al contempo generano servizi aggiuntivi.

Siamo consapevoli che con le fusioni i Comuni interessati hanno la possibilità di contrarre mutui e finanziamenti in deroga al patto di stabilità. Possono assumere in deroga ai parametri di legge. Hanno priorità maggiore nella partecipazione ai bandi europei, statali e regionali.

Pur consapevoli che con la fusione i Comuni acquisiscono anche un maggior peso politico, il Movimento 5 stelle, che mi onoro di rappresentare in questa Giunta, ritiene che una fusione che ha come protagonista una città capoluogo di provincia, la prima quindi in Italia, è una questione delicata e complessa.

Innanzitutto è da evitare che la fusione abbia come unico scopo quello di fare proprie le agevolazioni statali e regionali tralasciando altre ragioni che di fatto richiedono, forse, maggiore attenzione.

Le fusioni procedono nella direzione giusta, infatti, solo se nascono da una scelta popolare convinta, che mal si concilia solitamente con un percorso frettoloso.

Le fusioni, strumento di crescita economica per i territori, vanno condivise, devono essere partecipate e non imposte.

Considerata l’importanza della decisione, la promozione di una legge sulla fusione non può non essere preceduta da un’adeguata informazione che renda il cittadino un cittadino consapevole. È necessario, quindi, fornire quante più informazioni possibili sulle opportunità, sui pro e i contro. Adottare strumenti partecipativi nel pieno coinvolgimento anche delle associazioni di categoria e del terzo settore.

È essenziale informare la cittadinanza sulla situazione dei conti pubblici dei tre Comuni interessati e come si intende unificare i servizi primari come quelli, ad esempio, dei rifiuti, dell'acqua e del trasporto pubblico locale.

Tanto maggiore sarà la consapevolezza dei cittadini sui benefici di medio-lungo periodo, tanto più sarà condiviso e indicatore della volontà popolare il risultato del referendum. Ricordiamo che i Comuni non sono solo meri erogatori di servizi ma rappresentano una manifestazione fondamentale di democrazia e partecipazione, nonché espressione anche di identità locali che affondano la propria storia in tempi lontani. È pertanto necessario che la volontà delle relative popolazioni riceva sempre una primaria considerazione, come d’altronde richiede anche la nostra Costituzione.

A livello regionale, le norme che incentivano i processi di unione e fusione di Comuni sono dettate dalla l. 15/2006, recante disposizioni in materia di riordino territoriale e incentivazione delle forme associative dei comuni, in particolare dagli articoli 5, rubricato proprio “Fusioni di comuni” e dagli articoli da 40 a 45 della legge regionale 13/1983, che disciplinano il procedimento relativo al referendum consultivo obbligatorio sulla istituzione di nuovi Comuni e sui mutamenti delle circoscrizioni e delle denominazioni comunali.

Una legislazione, questa, datata che necessita di essere svecchiata e resa attuale soprattutto in vista di una fusione che vede coinvolta una città capoluogo di provincia.

E proprio per tali e altri motivi è importante intervenire anche con opportune modifiche all’attuale normativa attraverso nuove previsioni e dettagli tra cui :

l’introduzione di disposizioni di carattere procedurale rispetto all’iter di fusione che prevedano uno studio di fattibilità contenente le motivazioni giustificative dell’iniziativa sotto il profilo sociale, culturale, economico, patrimoniale, giuridico e organizzativo sui vari aspetti amministrativi e finanziari, inserire una descrizione dettagliata dei confini dei Comuni interessati, con le connesse rappresentazioni cartografiche; predisporre un’analisi dell’impatto della fusione sull’equilibrio economico, sull’esercizio delle funzioni istituzionali e sulla gestione dei servizi pubblici comunali. Il referendum consultivo deve intendersi accolto se il voto favorevole abbia prevalso in ogni comune interessato. Si introduca un quorum che varia nel caso in cui in un Comune ci siano più del 10 per cento dei propri elettori iscritti all'AIRE. La proposta si intende accolta nel caso in cui la maggioranza dei voti validamente espressi sia favorevole alla medesima in ciascuno dei comuni interessati. Questi interventi servono ad accrescere il grado di partecipazione, informazione e consapevolezza della cittadinanza. La proposta di legge avanzata dall’attuale governo regionale , inoltre, è difficilmente compatibile con l’idea di fusione di una città capoluogo di provincia come Cosenza con un numero di popolazione residente non indiferente. Alla luce, dunque, dell’attuale normativa regionale e di quanto detto, riteniamo sia utile perseguire un percorso diverso di crescita e informazione, intrapreso calcolandone opportunità e rischi, ma soprattutto che preveda il massimo coinvolgimento dei consigli comunali interessati e della cittadinanza tutta. Avanzare proposte senza intraprendere un percorso culturale di condivisione e confronto porterebbe ad una imposizione dall’alto lontana dalla realtà dove i cittadini, per primi, sarebbero chiamati a votare e decidere in modo del tutto inconsapevole”.

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