Non si può certo dire che la proprietà del Cosenza calcio non badi a spese. Accade sempre, è accaduto anche questa volta. In barba a un campionato (di serie B) da salvare per evitare di riportarsi autonomamente sul baratro chiamato retrocessione, come avvenuto lo scorso anno, il patron Guarascio non ha assecondato l'urlo della piazza, che chiedeva un nome di grido per rimpiazzare Zaffaroni. Uno alla Venturato (artefice del Cittadella dei miracoli), tanto per intenderci. Alla fine è iniziato il solito, snervante casting, durato meno rispetto al passato ma comunque tale. I nomi circolati, tuttavia, non hanno scaldato sin da subito addetti ai lavori e tifoseria. Gente come Breda e Dionigi (in particolare su quest'ultimo si era posato con decisione lo sguardo del direttore sportivo Goretti) che nelle ultime stagioni hanno vissuto costantemente sulla graticola. Fallendo spesso. Ma il capolavoro era dietro l'angolo, ovvero il ritorno di Roberto Occhiuzzi. Nulla contro il “principe” che, giova ricordarlo, non va associato solo al tremendo fallimento della passata stagione, ma anche alla salvezza clamorosa conquistata nell'estate del 2020. L'idea di dover ripescare un tecnico esonerato, con cui sono stati tagliati i ponti di netto (per stessa ammissione dello stesso Occhiuzzi nella conferenza di presentazione) rappresenta una grande contraddizione. Sia chiaro, la tifoseria rossoblù non è schizzinosa, bada al sodo: chiunque dovesse far attraccare la barca cosentina al molo della salvezza è il benvenuto. Il problema è che lo squarcio della retrocessione è ancora troppo fresco in petto (anche questo per ammissione di Occhiuzzi) e lo scetticismo regnerà sovrano fino a prova contraria (bisogna vincere, già a Lignano, perché il Pordenone è una delle squadre più in difficoltà del campionato cadetto). Non il clima ideale per iniziare l'Occhiuzzi ter.
Il sospetto e l'ammissione
«La gente può pensare che Occhiuzzi sia rimasto perché è già a libro paga, ma non è così». Questa, in sintesi, una delle frasi pronunciate dal ds Goretti durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo (vecchio) tecnico. Della serie excusatio non petita, accusatio manifesta. È suonata più come una giustificazione, in sostanza. Che non ha convinto affatto il popolo rossoblù, seppur qualche resistenza iniziale del patron ci fosse realmente riguardo al ritorno di Occhiuzzi. Ciò che conta, agli occhi di tutti, è l'esito finale del casting. L'altra frase, perentoria del ds, è un'ammissione. La trattativa con Dionigi, chiaramente il primo obiettivo dopo l'esonero di Zaffaroni. Goretti non ha fatto nessun gioco delle tre carte (Trinchera, in passato era stato più diplomatico in situazioni simili), né tantomeno ha sfoggiato frasi di circostanza (questo gli fa onore), ma è andato dritto al punto. Saltato Dionigi, abbiamo preso Occhiuzzi. Ergo, seconda scelta.
Una triplice missione
Ecco, in attesa di tornare a Lignano (proprio in casa del Pordenone si era conclusa amaramente la sua avventura) Occhiuzzi lavorerà con un paio di zavorre notevoli sul groppone: sapendo di dover riconquistare un ambiente ferito, un patron che lo aveva scaricato e un direttore sportivo che in agenda aveva cerchiato in rosso un altro nome. Il tutto gestendo una squadra che, al momento, ha il morale sotto i tacchi. In bocca al lupo. Se uscirà indenne da queste forche caudine, Occhiuzzi avrà la sua rivalsa.
Caricamento commenti
Commenta la notizia