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Di Marzio e la “lezione” di sentimenti a Guarascio. A Cosenza un totem fa più della calcolatrice

Silenziare la memoria non è mai una grande idea. Non lo è in qualsiasi contesto. E per il calcio - in un Paese che di pane e calcio vive - vale la stessa regola. Permettere che il libro della storia possa marcire seppellito sotto dita e dita di polvere rende esecutiva la “condanna” in qualsiasi tribunale del tifoso per l'autore materiale del “delitto”. Un po' come sta avvenendo a Cosenza nell'era Guarascio. Anche nel giorno della presentazione della squadra non sono mancati i fischi e le contestazioni (garbate e non eccessive) da parte di alcuni componenti del tifo organizzato della Curva Nord che, una volta mostrato lo striscione in memoria di Gianni Di Marzio, si sono dileguati.

È bastato servire come piatto di portata Gianluca Di Marzio ad alimentare la fiamma dell'entusiasmo. Perché Di Marzio junior non è solo il figlio del Seminatore d'oro (che soprattutto a Cosenza ha... seminato bene): il suo volto è associato, in particolare per le nuove generazioni, al calciomercato e alle notizie che ormai da anni e ininterrottamente sforna su Sky e sui suoi canali social. Il perfetto trait d'union tra il passato dei cosentini - appunto - e il presente. Dunque, una mossa azzeccatissima, presidente. Peccato solo che sia isolata e offuscata dal tentativo costante di riporre la memoria in un cassetto. Eppure, al giornalista ed erede di Gianni Di Marzio, sono bastati otto minuti di lettera per mandare in brodo di giuggiole il pubblico presente. Perché il suo ricordo commosso della Cosenza che visse ai tempi dell'adolescenza è una dichiarazione d'amore a tutti gli effetti: piena di episodi, personaggi legati per sempre alla città dei bruzi, imprese centrate e fallite, pali clamorosi e tripudi. È bastato semplicemente aprire il libro della storia e riportare in auge, anche solo per pochi minuti, i totem della storia rossoblù, per far venire i lucciconi e sognare di raggiungere quel traguardo, la A, che oggi come allora sfugge. Lo stesso sindaco Franz Caruso sembra aver già capito come si fa e non a caso ha citato i quattro angeli che vegliano sul branco dei tifosi cosentini: Marulla, Bergamini, Catena e... Gianni Di Marzio. Il ritornello dei conti in ordine inizia ad annoiare il popolo bruzio, altrimenti il patron sarebbe stato accolto da applausi nella notte di San Lorenzo che fa da apripista al quinto campionato di B consecutivo sotto la sua gestione. Mostrare ritrosie e gelosie nei confronti del “passato”, soprattutto se questi è consolidato nella mente e nel cuore dei tifosi, invece non lo è una mossa azzeccatissima. Non lo è affatto. Perché per quanto possa essere silenziata - la memoria - si fa largo a spallate e riemerge. Sempre.

La lettera di Gianluca Di Marzio

Ho pensato tanto in questi giorni a cosa davvero Cosenza rappresentasse per la mia famiglia e soprattutto per me. E ieri notte, prima di addormentarmi, ho deciso di scrivere queste poche righe. Se me lo permettete, le leggo, sperando di non emozionarmi troppo.

Cosenza per me è U Cusenza.

Quel boato “lupi lupi” che partiva dalla Tribuna B e risuonava per tutto lo stadio. Si sentiva la terra tremare! Quella formazione che era una cantilena: Simoni, Marino, Giansanti, Castagnini, Schio, Giovannelli, Galeazzi, Bergamini, Lucchetti, Urban, Padovano. Allenatore signor Gianni Di Marzio.

Quell'amore a distanza che non si è mai spezzato neanche nei momenti più duri, perché il primo risultato da chiedere era sempre «Ma che ha fatto il Cosenza? Adesso chiamiamo subito giù per sapere come hanno giocato».

Cosenza è per me...
Lo striscione con la Nocerina “Mai più prigionieri di un sogno”
E poi “L'uomo del monte ha detto B”
Padre Fedele in Curva
I Nuclei sconvolti
Io ragazzino che stavo vicino alla panchina e conoscevo i cori degli ultrà a memoria
Il ritorno di notte da Monopoli: pioveva, ma tuto lo stadio era pieno
Le lacrime mie e di mia madre quando papà andò via all'improvviso dopo la promozione

E poi...
Le camicie a fiori e il pizzetto che portavo per imitare Padovano
I calcioni presi da Urban a Salerno e quella vittoria incredibile al “Vestuti”: quante volte me l'hanno raccontata Ferroni e Gigi Simoni, con la squadra che arrivò allo stadio 40 minuti prima del fischio d'inizio nelle camionette della polizia perché all'esterno dello stadio era tutto bloccato dai tifosi avversari
La limonata di Iazzolino, il magazziniere del “San Vito” insieme a Roberto Loria
La scritta “Marinoooo” negli spogliatoi perché Cicco era il bersaglio preferito di papà

Cosenza è per me... anche dolore tristezza, rabbia.
Le tante anime buone che hanno perso la vita lungo la strada rossoblù: il prof. Giancarlo Rao, il presidente Carratelli e, l'ultimo a lasciarci, Santino Fiorentino. E i tre simboli di eterno amore infinito: Massimiliano Catena, Gigi Marulla e Denis Bergamini, per il quale ancora oggi tutti noi chiediamo verità e giustizia!

Come non ricordare i ritiri di Vipiteno e Bressanone. Il Motel Agip - quanti spaghetti al pomodoro e crostate ho mangiato in quell'albergo, la domenica alle 11, insieme ai giocatori, perché volevo sentirmi uno di loro. E ricordo anche la chiesa dove andavamo a messa, proprio lì vicino.
Il giornalino - forse erano due - che usciva quando la squadra giocava in casa
Il cinema dove i ragazzi andavano al sabato e da dove Denis uscì per l'ultima volta in questa città, la sua città. La folla incredibile ai suoi funerali e a quelli di Gigi e Massimiliano. Io ero piccolino, ma ricordo quei momenti come se fossero adesso.

Cosenza è per me...
La porta carraia del San Vito, dove una volta aspettammo il pullman della squadra avversaria perché quello del Cosenza doveva entrare per ultimo, questione di scaramanzia
Le critiche dopo i pareggi in trasferta, la media inglese e la politica dei piccoli passi
Quelli che contestavano e contestano sempre e comunque, ma sotto sotto lo fanno per troppo amore
L'amicizia di tante persone vere, il rifugio sicuro nelle emergenze: per esempio durante il Covid, non dimenticherò mai come papà e mamma sono stati protetti al Virginia

E poi la soppressata e le melanzanine sott'olio, cibo prelibato e piacevoli compagnie, sempre a parlare di Cosenza, alle prese con la tribolazione di annate sofferte, salvezze insperate, promozioni emozionanti e delusioni cocenti, ma sempre a testa alta, pronti ad azzannare subito, di nuovo come i veri lupi.

Cosenza è infine...
un sogno bellissimo: quello di vederla un giorno in A, con il palo di Lombardo che non trema più e una città, una provincia, pazze di gioia.

Io ve lo auguro con tutto il mio cuore e sono sicuro che succederà. Perché lassù qualcuno vi ama e sempre di amerà.

 

 

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