"Procedure portate avanti in modo patologico". E' questo il commento a caldo del procuratore di Cosenza Mario Spagnuolo sull'indagine che ha scosso le fondamenta dell'Asp di Cosenza. "Le intercettazioni e le consulenze ci hanno dato modo di fare chiarezza e di appurare che l'Asp di Cosenza - ha detto Spagnuolo - era gestita con metodi non corretti, favorendo persone che non ne avevano diritto e producendo documenti contabili falsi. Speriamo di capire dove siano andati a finire i soldi del bilancio. Ricostruire i conti era difficilissimo e così anche chi doveva controllare non lo ha fatto assolutamente. Dall'indagine emerge che se fosse stato approvato un bilancio reale questa gente sarebbe andata a casa e si sarebbe determinato un buco all'interno del bilancio con ripercussioni anche a livello regionale. I protagonisti di questa vicenda raccontano nelle intercettazioni che c'è una logica di consenso elettorale e politico dietro l'adozione di provvedimenti non corretti".
Sei divieti di dimora nella Regione Calabria (3) e nel Comune di Cosenza (3), nei confronti del direttore generale, del direttore amministrativo e del direttore sanitario in servizio presso l’Asp di Cosenza negli anni 2016-2017-2018 nonché nei confronti del direttore dell'ufficio Affari Legali e Contenzioso pro-tempore presso l’Asp di Cosenza, in carica fino mese di agosto 2020, del direttore dell'unità di Gestione Risorse Umane e di un collaboratore amministrativo. Contestualmente, sono stati notificati gli avvisi di fissazione dell’interrogatorio, per la richiesta di misura interdittiva della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio, avanzata dalla Procura della Repubblica di Cosenza nei confronti di altri nove indagati. E' questo il bilancio dell'operazione "Sistema Cosenza".
I concorsi "truccati"
Le indagini si sono concentrate sui conti dell'azienda scoprendo una "edulcorata" rappresentazione della realtà economico-patrimoniale, già di per sé caratterizzata da cronici e consistenti disavanzi allo scopo conclamato di riportare perdite di esercizio di gran lunga inferiori a quelle effettive e consentire così un allineamento posticcio dei dati contabili dell’azienda sanitaria cosentina a quelli del bilancio preventivo regionale, che consolida i dati di bilancio di tutte le aziende sanitarie calabresi. E' questo che ha scoperto la procura della Repubblica di Cosenza ricostruendo come anche le assegnazioni di importanti incarichi dirigenziali, dissimulate sotto forma di procedure apparentemente rispettose dei principi di legalità e trasparenza, siano in realtà avvenute in violazione dei più elementari principi normativi in materia, abusando del proprio ufficio. I casi più eclatanti hanno riguardato la formulazione di delibere assunzionali nelle quali i requisiti di partecipazione venivano predeterminati sulla scorta di interpretazioni personalistiche dei vigenti criteri fissati dalle leggi e dalla contrattazione collettiva, in funzione dei titoli e dei curricula degli aspiranti in un’ottica marcatamente clientelare.
I falsi e gli abusi
In particolare, le attività investigative hanno evidenziato una serie di reati di falso (documentale ed ideologico) e di abusi d’ufficio concernenti l’arbitraria attribuzione di incarichi di responsabilità di unità organizzativa all’interno dell’Asp di Cosenza, parallelamente all’adozione di procedure di nomina di dirigenti aziendali, in violazione della specifica normativa di settore nei ruoli di responsabile dell’Unità Operativa Semplice protesica (in relazione al quale non sono stati rispettati i requisiti di permanenza quinquennale nella qualifica di dirigente medico per l’attribuzione della qualifica dirigenziale), di dirigente Amministrativo (in relazione alla quale veniva adottata un’errata procedura di mobilità al fine di agevolare intenzionalmente una specifica concorrente) e di responsabile dell’unità operativa Semplice Risk Management e governo clinico (in relazione alla quale venivano completamente disattesi sia i requisiti richiesti per ricoprire il ruolo a concorso che le procedure adottate).
Il contenzioso occultato
Nel dettaglio, le indagini eseguite dalle Fiamme Gialle del nucleo di polizia cconomico-finanziaria di Cosenza hanno disvelato che la disastrosa situazione dei conti dell'Asp, una delle maggiori d'Italia per risorse finanziarie gestite, numero di dipendenti e bacino d’utenza servito, soventemente giustificata con errate scelte strategiche del passato (in primis l’accorpamento delle quattro preesistenti Aziende Sanitarie Locali in ambito provinciale), in realtà, è dovuta ad un sistema di malaffare che, stratificatosi nel corso degli anni ed aggravato da una sostanziale inefficacia del sistema dei controlli delle competenti autorità regionali, ha consentito di occultare un progressivo ed inarrestabile depauperamento delle risorse dell’Ente sanitario, con inevitabili gravi ripercussioni sulla capacità di garantire livelli essenziali di assistenza quali-quantitativamente adeguati. Tra gli artifizi posti in essere per raggiungere gli scopi descritti, è emerso, in particolare, il doloso occultamento di una preponderante quota del contenzioso legale sorto negli anni dal 2015 al 2017 e, conseguentemente, l’insufficiente imputazione degli accantonamenti annuali al correlato Fondo Rischi e Oneri, che è risultato del tutto inadeguato rispetto alla sua naturale funzione, ovvero la copertura prudenziale dei possibili rischi di futura soccombenza in giudizio. Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cosenza 3 L’evidente insufficienza degli accantonamenti ha consentito di limitare l’impatto economico-patrimoniale sui conti aziendali, atteso che, laddove per il triennio considerato si fosse tenuto conto dei maggiori componenti negativi di reddito, si sarebbe determinata una perdita di esercizio complessiva ampiamente superiore rispetto al dato risultante dai conti aziendali presentati, in un contesto che vede un contenzioso legale pendente di oltre mezzo miliardo di euro, cifra sintomatica di una gestione amministrativo-contabile e degli affari legali del tutto inefficiente. Peraltro, anche tale ultimo importo potrebbe risultare sottostimato, considerato che sono emersi molteplici e convergenti riscontri circa l’esistenza di 287 milioni di euro di prenotazioni presso terzi (ovvero presso il tesoriere), quindi ulteriori somme assegnabili alle controparti dell’Azienda per effetto della soccombenza in giudizio, di cui 102 milioni già vincolati (e quindi non più nella disponibilità dell’Azienda) presso la Banca d’Italia per effetto dell’avvenuta assegnazione giudiziale.
Le misure interdittive chieste per Scura e Cotticelli
A completare un quadro così disastrato dei conti, sono da aggiungersi: un marcato disallineamento tra il saldo di cassa effettivo (disponibile presso l’istituto di credito tesoriere) e quello risultante a bilancio, motivato dal mancato regolarizzo di oltre 54 milioni di euro di “sospesi di cassa”, ovvero di somme non più disponibili in quanto già pagate dal tesoriere, nella stragrande maggioranza dei casi per effetto dei “pignoramenti presso terzi” ottenuti in sede giudiziale dai creditori dell’Azienda; la mancata contabilizzazione degli incassi dei crediti vantati nonché la mancata svalutazione e stralcio di quelli da ritenersi inesigibili. Inoltre, i crediti di cui al bilancio consuntivo al 31/12/2017 sono stati appostati sulla base di dati extracontabili e, pertanto, non rispecchiano i dati risultanti dalla contabilità dell’Azienda. Nonostante le gravi e reiterate irregolarità gestionali e contabili ed i pareri contrari espressi dal collegio sindacale, i bilanci del triennio 2015-2017 sono stati comunque approvati dagli organi di controllo istruttorio. Secondo la Procura "Gli elementi accusatori al riguardo siano gravi, univoci e concordanti, tanto da avanzare anche richieste di misure interdittive, su cui il gip, dopo gli interrogatori, dovrà pronunciarsi".
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