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8 marzo. La storia di Yvette Samnick: “Umiliata di continuo, mi chiedono di fare sesso perché sono di colore”

La Gazzetta del Sud per l'8 marzo ha scelto di raccontarvi la storia di Yvette Samnick, 36 anni, camerunense, vive a Cosenza da sei anni. Testimonianza forte, che conferma quanto ancora ci sia da fare per abbattere barriere mentali e retaggi.
È arrivata con un borsa di studio data dall’Unical in Scienze politiche di indirizzo internazionale. Si è laureata nell’ateneo di Arcavacata ed è oggi una testimone della difesa dei diritti delle donne.  «Ho subito il razzismo all’interno della vita di coppia, sentendomi dire quando è nato mio figlio: “meno male che è bianco” ma l’ho subito pure come donna e straniera. Nel senso che mi è stato più volte detto da altre persone che “quelle della mia razza vanno solo usate sessualmente e mandate via. Anzi, buttate”. Ancora oggi, quando esco da casa c’è sempre qualcuno che mi fa offerte in denaro in cambio di prestazioni sessuali. È un incubo: l’altro giorno ho denunciato alla Polizia un tizio che mi ha seguito con l’auto per almeno 15 minuti, chiedendomi rapporti in cambio di denaro. Ho preso la targa e sono andata in Questura».
Violenze domestiche: il coraggio di denunciare

Ivette, che è anche autrice di un libro - s’intitola “Perché ti amo” - aggiunge con amarezza: «È incredibile doversi sempre giustificare per quello che sei e per quello che non sei. Nel senso che sono nera ma devo sempre con rabbia far capire che non sono una prostituta o un essere inferiore. Sono una donna che lavora, scrive, pensa, fa la madre.  Quando vengo maltrattata rispondo a muso duro: ma con chi credete di parlare: io sono laureata, lavoro e per guadagnare quel poco che posseggo ho dovuto lottare più di tanti altri. E come me tante donne africane che subiscono una doppia discriminazione, ma pure come tante donne italiane che la subiscono altrettanto in quanto donne». Yvette ha subito violenza domestica, ha denunciato il suo ex compagno e, a proposito,  sottolinea: «Prima che avvenga un femminicidio occorre valutare e stare molto attenti a quanto succede. Mi riferisco alle violenze nascoste dalle mura di casa, quelle fisiche e quelle psicologiche. Alle donne che le subiscono dico:  lasciate questi uomini e denunciate tutto».  La trentaseienne infine ci tiene a ricordare: «Ho trovato in Calabria molta gente, non solo donne, che mi ha aiutato, compreso e sostenuto. Sono persone che stanno portando avanti con me delle battaglie e tra queste, ci sono degli uomini».

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