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Erosione costiera, uno squarcio sul volto del Tirreno cosentino: “Abusivismo selvaggio, la natura fa il resto”

Il mare avanza. Impietosamente. In riva al Tirreno cosentino ci stanno facendo il callo da anni, anche se si fatica ad abituarsi agli schiaffi delle onde che, sberla dopo sberla, rosicchiano centimetri (ieri di spiaggia, oggi di lungomare, domani... chissà). A Tortora e Belvedere Marittimo, così come a Praia e Bonifati, fino ad arrivare ad Amantea, passando per Cetraro, Acquappesa, Guardia, Fuscaldo e San Lucido. Perché l'erosione costiera non fa prigionieri. Anzi, forse sì, perché i residenti si sentono in gabbia: le spiagge lunghe metri e metri che garantivano l'affacciata signorile oggi hanno lasciato spazio a degli accenni di pietre e massi (alcuni piazzati artificialmente per contenere l'incedere del mare), quando va bene. Strisce sottilissime, centimetro più centimetro meno. In alcuni casi pagano dazio anche tratti di ferrovia (insidiata dalle onde quando il mare sbuffa con più vigore) o campi sportivi (Acquappesa e Cetraro), per non parlare dei lidi, seriamente minacciati dalle mareggiate.

 

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