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Inchiesta cooperative B
in manette 3 presidenti

Svolta nell’inchiesta avviata dalla procura di Cosenza, guidata da Dario Granirei, sulle cooperative sociali di tipo B che lavorano per il comune di Cosenza. Stamani gli agenti della DIGOS, incaricati delle indagini, hanno effettuato perquisizioni e arrestato i presidenti di tre delle cooperative con l’accusa di concorso in tentata estorsione, falso ideologico in atto pubblico, corruzione. Si tratta di Maurizio Rango 46 anni, Ivan Trinni 38 anni, Domenico Plateroti 54 anni.  IL provvedimento scaturisce dalle risultanze dell’attività investigativa che avrebbe accertato gravi irregolarità nella gestione delle cooperative e nell’aggiudicazione dei lavori. L’ipotesi a cui hanno lavorato gli inquirenti sarebbe quella di un presunto condizionamento sui responsabili degli uffici comunali da parte degli indagati alcuni ritenuti vicini ad ambienti criminali, per ottenere l’affidamento dei lavori. Nell’ordinanza si parla di rapporti di natura corruttiva, di vera e propria cointeressanza e a volte soggezione tra alcuni gestori delle cooperative e i soggetti ai quali era demandato il compito di svolgere gli accertamenti e le verifiche prima di procedere con la liquidazione delle spettanze.  Un comportamento che per la procura prefigura il carattere doloso dell’omesso controllo e della falsità ideologica degli atti. Gli inquirenti avrebbero acclarato minacce e tentativi di estorsione da parte degli indagati nei confronti dei funzionari comunali e di alcuni amministratori  al momento delle nuove procedure dei contratti di affidamento decise dal governo cittadino nell’ambito di una rivisitazione dei rapporti con le cooperative. Un esempio è rinvenibile nell’occupazione degli uffici municipali  e nelle pressioni per ottenere l’assegnazione  diretta nonostante la cifra in ballo richiedesse il bando pubblico e nonostante alcuni non avessero tutti i requisiti a cominciare dalla certificazione antimafia.  Inoltre, sarebbe stato accertata anche la non corresponsione reale del servizio richiesto. I lavori, come si evince dalle lamentele di molti cittadini, non veniva svolto o veniva svolto solo parzialmente. Ciò a riprova – sostengono gli inquirenti – del pregiudizio subito dall’intera collettività. 

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