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A 12 anni si ribella
ai genitori-padroni e
li denuncia al sindaco

violenza bambino

 A dodici anni appena Elena (il nome non è quello vero) piangeva di rabbia e viveva con angoscia le sue giornate con mamma e papà. In quella casa degli orrori, lei e i suoi fratellini più piccoli venivano picchiati spesso, e spesso senza una ragione. Con scope e cinture la madre romena e il patrigno italiano imponevano la loro “legge” domestica, le loro “regole”, come si fa con le bestie. Ed è così che quei bambini venivano addestrati alla vita con violenza, senza badare troppo alle loro esigenze, neppure a quelle più elementari. E pazienza se spesso erano costretti a saltare pure i pasti perchè nessuno dava loro da mangiare. Erano nati sventurati, erano nati nel posto sbagliato e nella famiglia sbagliata. Bastonati dalla vita e da quei genitori-padroni che si divertivano a giocare con le esistenze dei loro tre bambini. Tutti ancora piccoli e bisognosi d’afffetto. Elena ha dodici anni, ed è la più grande. È nata da una precedente relazione della madre, insieme al fratellino Mario che di anni, invece, ne ha solo 9. Dall’unione attuale, invece, tre anni fa è venuto alla luce Giuseppe (tutti i nomi naturalmente inventati), un bimbetto vispo e sfortunato, proprio come i suoi fratelli. Figli sventurati, figli del disagio, affettivo e morale. È la storia di uno scandalo familiare, una vergogna portata a galla dal coraggio di Elena, bimba ribelle che ha saputo indignarsi davanti allo squallore di quella vita relazionale, denunciando senza paura quei genitori- canaglia.

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