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Il sangue infetto e
l’odissea del sopravvissuto

Danni irreversibili. Capaci di condurre alla morte. Il trentasettenne sopravvissuto alla trasfusione di sangue infetto ha corso un serio pericolo di vita e le sue condizioni appaiono oggi nettamente peggiorate rispetto a quando, nel giugno dello scorso anno, venne dimesso dall’ospedale dell’Annunziata di Cosenza. È quanto emerge da una memoria depositata in Procura dall’avvocato Massimiliano Coppa che assiste il paziente. Le affermazioni sono corroborate dai risultati delle consulenze medico legali di parte che verranno esibite in sede processuale. Il consulente della Procura, il professore Biagio Solarino dell’Università di Bari, depositerà invece le sue conclusioni nelle prossime settimane. Se la situazione clinica del trentasettenne dovesse essere confermata, la magistratura inquirente dovrebbe procedere nei confronti dei responsabili per lesioni gravissime. Potrebbe essere questo l’ultimo significativo passaggio dell’inchiesta avviata dal procuratore Dario Granieri e dai pm Salvatore Di Maio e Paola Izzo dopo la morte di Cesare Ruffolo, il pensionato settantanovenne di Rende ucciso, la scorsa estate, dal liquido ematico infetto iniettatogli per errore nel corso di una routinaria trasfusione.

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