Le “schiave” di strada e il mestiere più antico del mondo. La Statale 106 che attraversa come un serpente d’asfalto tutti i centri costieri della Calabria ionica è il più grande bordello all’aperto della regione. Prostitute romene, bulgare e nigeriane (fino a dieci anni addietro erano invece in gran parte albanesi) vendono l’unica merce che hanno – il loro corpo (sic!) - a bavosi automobilisti (vecchi e giovani) in transito. Il problema è tanto grave che, a più riprese, le autorità comunali locali hanno dovuto emettere ordinanze per “multare” i clienti. L’iniziativa di carattere amministrativo promossa nel vano tentativo di arginare il fenomeno non ha tuttavia sortito gli effetti sperati: le “multe” elevate sono state infatti decine ma le “lucciole” non si sono mai mosse dai loro “posti”. Ed a nulla sono valsi i ripetuti blitz delle forze dell’ordine: finita una “retata”, dopo 48 ore, le piazzole della 106 o gli angoli delle strade attraverso le quali vi si accede sono stati subito rioccupati dalle “ragazze”.
L'approfondimento nell'edizione della Gazzetta del Sud in edicola
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