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Morto Santo Carelli, padrino della Sibaritide

Morto Santo Carelli, padrino della Sibaritide

Santo Carelli, 67 anni, ha conosciuto l’odore acre della polvere da sparo come il puzzo insopportabile delle celle. Finito in manette dopo essere sfuggito a vendette e raggiri, è rimasto recluso per vent’anni in regime detentivo speciale assistendo, a distanza, a plotoni di ex “picciotti” pentiti che l’accusavano d’ogni genere di crimine. Condannato in via definitiva all’ergastolo aveva riassaporato il profumo della libertà solo nel novembre scorso, quando i giudici lo avevano scarcerato per gravi motivi di salute. Tornato a casa, “Santullo” s’era subito accorto che molte cose, in questi anni, erano cambiate. Nel Coriglianese, infatti, la criminalità nomade di Cassano aveva allungato la sua influenza sino al cuore dell’antico “regno” di cui era un tempo il “monarca” assoluto. Tanti vecchi “amici” erano poi finiti “fuori piazza” per scontare pene definitive, mentre altri erano stati spediti sotto un metro di terra da giovani sicari senza scrupoli. Così, l’irriducibile padrino ha trascorso le sue ultime settimane di vita in un “ritiro” forzato, lontano da celebrazioni fittizie e ostentate ossequiosità. Al capobastone scomparso stamane, è legata l’evoluzione della mafia sibarita: fu lui, infatti, a scalzare dal trono del “locale” di Sibari prima Giuseppe Cirillo e, poi, il cognato di questi, Mario Mirabile. Defenestrando il “mammasantissima” di origine campana, “Santullo” divenne il “capo dei capi” trasformando Corigliano da sede di ’ndrina a vero e proprio “locale” di ’ndrangheta. Il dominio su uomini e cose del padrino non durò tuttavia a lungo perché nel 1995 la Procura distrettuale di Catanzaro lo arrestò nell’ambito dell'operazione “Galassia”. E fu carcere... per vent’anni.

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