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Morte dell’avvocato in corsia, sei indagati

Morte dell’avvocato in corsia, sei indagati

Un Natale tragico. Giuseppe Vuono, avvocato, esponente di spicco delle Camere minorili italiane, è morto la sera del 25 dicembre del 2015 all’ospedale dell’Annunziata di Cosenza. Originario di Reggio Calabria (tifosissimo della Reggina) il legale viveva nel capoluogo bruzio da decenni con la moglie, Emilia, ed i figli Mario e Renato. Era entrato nel nosocomio per sottoporsi ad un intervento chirurgico programmato da realizzarsi in due fasi: la prima, il 22 dicembre, con una endoprotesi dell’aorta addominale e, la seconda, di nefrectomia in una fase successiva. Sul rene destro del paziente era stata infatti individuata, in precedenza, durante consulti medici fatti in varie centri sanitari della Penisola, una massa tumorale. Sottoposto alla prima propedeutica e programmata operazione, l’avvocato Vuono, uscito dalla sala operatoria, ha cominciato ad avvertire un persistente dolore alla gamba sinistra, una forte sudorazione e un aumento della pressione sanguigna. La mattina seguente (23 dicembre) la situazione è subito apparsa in netto peggioramento tanto da indurre i medici di servizio a prescrivere una terapia cortisonica sia per via orale che endovenosa. Vuono, tuttavia, con il passare delle ore cominciava a mostrare gonfiore addominale ed ematomi estesi nella zona lombare e d ai glutei. Per via dell’accorpamento del reparto di chirurgia vascolare con quello di chirurgia generale, il legale veniva quindi trasferito in quest’ultimo reparto dove il quadro clinico cominciava, via via, a complicarsi ulteriormente. Il 24 dicembre l’avvocato Vuono è caduto in uno stato di torpore assillato dai dolori all’addome ed alla gamba. Gli infermieri ed il medico di turno hanno continuato a somministrargli cortisone. «La notte di Natale – raccontano i famigliari – l’abbiamo trascorsa in una situazione assai critica con le condizioni cliniche che peggioravano a vista d’occhio. Finalmente, fatte delle analisi, è emerso che tutti i valori erano sfasati ed il personale ha provveduto ad avvertire il primario, il quale ha disposto di somministrare dei farmaci, al fine di far rientrare nella norma i valori sfasati. Il quadro, però, è poi degenerato in maniera incontrollabile al punto che alle 16 il nostro congiunto è stato trasportato d’urgenza in sala operatoria per un sospetto infarto intestinale. È morto alle 20,30 del giorno di Natale».

I figli e la moglie di Giuseppe Vuono hanno sporto denuncia in procura chiedendo l’apertura di un’inchiesta. Il fascicolo è stato affidato al pm Antonio Tridico. La famiglia del legale è assistita dagli avvocati Massimiliano Coppa e Valentina Spizzirri. I due penalisti hanno nominato dei consulenti di parte e chiesto la verifica di eventuali responsabilità penali rispetto a quanto accaduto. La magistratura inquirente, coordinata da Mario Spagnuolo, ha ufficialmente indagato sei tra medici e paramedici. A giorni si conoscerà l’esito dell’esame autoptico eseguito sulla salma del paziente. Gli avvocati Coppa e Spizzirri ieri hanno dichiarato: «Nulla sarà trascurato nell’analisi di questa sua triste vicenda». Tra qualche giorno conosceremo le prime verità scientifiche su questo tragico caso.

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