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Raid notturno, danneggiate 20 auto

Raid notturno, danneggiate 20 auto

È stato un lavoretto notturno fatto bene. Nessuno s’è accorto di nulla e niente è stato lasciato al caso. Nemmeno una vettura è passata indenne alla razzia avvenuta, si presume dopo la mezzanotte dell’altro ieri, in piazza San Giovanni Gerosolimitano. È come se da lì fosse passata un’orda di barbari (guidati forse dallo spirito di Alarico troppe volte evocato negli ultimi tempi) capace di risucchiare le cose di valore e lasciare sul posto solo i cocci a testimonianza d’una visita inattesa e inspiegabile. In una nottata sono stati svuotati i serbatoi d’una ventina di auto. E poco più della metà di quelle vetture prese di mira hanno subìto seri danni. Ad alcune sono sparite le ruote ad altre è stato sfondato il lunotto. Negli abitacoli, poi, non è rimasto alcunché. L’alba di ieri ha aperto uno scenario preoccupante – se non proprio tragico – in quel luogo del centro storico dove i problemi, da un certo punto di vista, non mancavano mica: anzi ce n’erano già troppi a voler trascurare i crolli dei palazzi fatiscenti.

Ieri mattina, però, s’è aggiunto un elemento in più nel precario equilibrio che regola i rapporti sociali all’interno del piccolo agglomerato alla periferia della città vecchia. Quel disastro rappresenta un capodanno, l’inizio di qualcosa, uno spartiacque profondo. Tra le case attorno alla chiesetta monumentale già ieri si respirava un’aria d’imminenza, di prossimità a un evento che determinerà una svolta radicale, traccerà un solco profondo tra la vita di prima e un dopo di cui nessuno, al momento, è in grado di valutare la portata. C’era un clima di rivalsa, di vendetta insomma.

L’evento di ieri potrebbe, pure, dare la stura a un conflitto sotterraneo innescato da tempo e che è andato peggiorando nel corso dei mesi. A questo punto sembrerebbe pure inutile girarci intorno: l’arrivo dei rumeni, che hanno occupato abusivamente – e militarmente – il quartiere Santa Lucia, attiguo al luogo del raid notturno, finora è stato sopportato a denti stretti. Anche perché i rom dell’Est arrivano in sordina, a uno a uno, con l’aria di chi ha patito chissà quali disgrazie e mantengono un profilo basso finché sono minoranza. Poi, quando la comunità s’allarga, però, incominciano a mostrare il vero volto del loro carattere e vogliono dettar legge. Più di uno, ieri mattina, tra i residenti della cosiddetta piazza delle Uova, ha puntato il dito al di là di corso Telesio. Che il raid sia partito dall’enclave rumena, nel generale clima di tensione, a molti è sembrata un’ipotesi plausibile. Una miccia è stata accesa e al momento appare difficile valutare il tempo di combustione.

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