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Pensionato scomparso, vertice in Prefettura

Pensionato scomparso, vertice in Prefettura

È come cercare un ago nel pagliaio. In sei giorni, le unità cinofile dei vigili del fuoco e il soccorso alpino della guardia di finanza hanno perlustrato 75 ettari d’Appennino sopra San Fili. Hanno esplorato boschi, tra faggi, abeti e pioppi, in mezzo a dirupi e ruscelli, cercando invano le tracce del pensionato di Lappano. Scomparso o rapito? Vittima di una rapina o di un tragico incidente? Damiano Oriolo, 78 anni, è il protagonista di un grande mistero di questo inizio di primavera. Un giallo cominciato giovedì scorso, intorno alle 13 quando è stato visto allontanarsi da casa alla guida della sua Opel Astra di colore grigio. Un garbuglio che gli investigatori stanno tentando di sbrogliare ma non è semplice. Ieri c’è stato un vertice tra forze dell’ordine in Prefettura. Oggi si procederà a disboscare l’area che sprofonda intorno al luogo dove è stata rinvenuta la sua macchina. La vettura era con le chiavi ancora inserite nel quadro comandi ferma su un piano a quota inferiore rispetto al piano stradale. Non era in sosta ma è finita lì, forse, per una manovra sbagliata. Un errore al volante con un conseguente contraccolpo che potrebbe aver fatto perdere, al malcapitato conducente, la protesi dentale, rinvenuta dai poliziotti. Le indagini vengono dirette sul posto dal capo della Mobile, Giuseppe Zanfini, che in questi primi sei giorni ha fatto cercare Oriolo da vivo ma anche, purtroppo, da morto. Tante le ipotesi che si montano e smontano all’interno di uno scenario non ancora definito. C’è quella dell’adescamento a scopo di rapina ma non si esclude neppure quella della disgrazia.

Partiamo dalle certezze. Damiano ha raggiunto quella radura in mezzo ai boschi da solo. Ci sono dei testimoni che lo avrebbero visto alla guida dell’auto. Tra le 19 e le 19.30 era ancora lì. E forse è rimasto lì ancora fino alle 21. Ci sono due telefonate, una della moglie e l’altra di un nipote che lo confermerebbero. E, poi, c’è il telefonino al quale ha risposto in stato confusionale che è stato recuperato dalla macchina. Da questo momento in poi le sicurezze dell’indagine evaporano e si trasformano in enigmi. Sulla “scena del crimine” compare una scheda telefonica in più, una sim intestata a Oriolo che è stata rinvenuta per terra. Forse era inserita in un secondo cellulare che non si trova più o forse no. E, poi, nel portafogli non c’era l’ombra di un quattrino. Come mai Oriolo si era allontanato da casa, in auto, senza portarsi dietro nemmeno un centesimo? Che cosa gli è accaduto? È stato vittima di una tragica rapina o ha accusato un malore ed è sprofondato nel dirupo?

In mezzo a questo bivio di trame non si esclude la possibilità che Damiano sia stato agganciato da due giovani rom che vivono nel centro storico di Cosenza, con la scusa di offrirgli un portafortuna. Uno schema utilizzato nel recente passato per derubare il malcapitato di turno dopo essere stato narcotizzato. Il cornetto rosso, infatti, diventa l’amo per adescare i pensionati che si lasciano convincere. E quel desiderio di socializzazione trasforma quegli uomini soli in facili prede di demoni senza volto e senza Dio. Ma c’è anche un’altra ipotesi. Forse Damiano si è sentito male, è uscito dall’auto in stato confusionale ed è caduto in mezzo agli arbusti. Ma in ogni caso resta un mistero la presenza di Oriolo lassù, a San Fili. Perchè ha raggiunto quel luogo da solo? Aveva appuntamento con qualcuno? E con chi?

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