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Denaro sottratto
dalla busta paga

Denaro sottratto dalla busta paga

Una dipendente sotto scacco. Presa di mira dal titolare che, ricorrendo anche alle minacce, avrebbe lasciato alla lavoratrice soltanto 500 euro al netto d’una più sostanziosa busta paga regolarmente accreditata. Un’estorsione bella e buona, secondo la Procura bruzia, tanto da spingere i magistrati guidati dal procuratore Mario Spagnuolo a invocare l’arresto d’un noto imprenditore impegnato nel settore olivicolo. L’istanza dei pm cosentini è stata accolta dal gip Salvatore Carpino e ieri mattina un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari è stata notificata a Giovanni Magliocchi, amministratore della società Eurosinergy Consulting srl, nato a Vibo ma da tempo residente a Montalto Uffugo. A ricostruire la delicata faccenda ci hanno pensato i carabinieri in forza alla sezione di polizia giudiziaria del Tribunale, esperti detective guidati dal luogotenente Angelo Occhiuto e dal maresciallo Aurelio Tirrito. Gl’investigatori hanno così setacciato il periodo compreso tra il luglio 2015 e l’agosto dello scorso anno, scoprendo che la donna sarebbe stata costretta a girare ogni mese al suo datore di lavoro la differenza tra lo stipendio ufficiale e quei 500 euro che le finivano realmente in tasca. Una spirale di pressioni, condensate pure nello spauracchio del licenziamento in caso di ribellione, che avrebbe permesso a Magliocchi di ottenere un ingiusto profitto di circa 9.300 euro. Nell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Marisa Manzini e dal pm Donatella Donato è comunque coinvolto pure il padre dell’uomo finito ai domiciliari, il rendese Massimino Magliocchi, personaggio parecchio conosciuto nel mondo dell’agricoltura di qualità locale, tra l’altro presidente del comitato sorto per promuovere il riconoscimento del marchio Igp all’olio di Calabria. Magliocchi senior è adesso accusato di truffa aggravata in concorso proprio col figlio, sospetto che gli è costato la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Nella qualità di legale rappresentante della cooperativa Associazione olivicola cosentina, Massimino Magliocchi avrebbe fatto materialmente lavorare nella sua società la donna al centro di questa storia costellata di presunti ricatti. Una mossa illegale che avrebbe inoltre tratto in errore l’Inps: dato che l’assunzione era formalmente riferita alla Eurosinergy Consulting, quest’ultima azienda aveva ricevuto degli sgravi contributivi di circa 8.500 proprio grazie al contratto sottoscritto dalla vittima. La notizia delle ordinanze cautelari spiccate contro i Magliocchi ha lasciato esterrefatti gli operatori olivicoli dell’intera provincia, imprenditori piccoli e grandi che hanno condiviso e condividono la battaglia per l’ottenimento dell’Indicazione geografica protetta dei loro prodotti. Alcuni di loro descrivono Massimino Magliocchi e il figlio come delle persone dedite al lavoro e lontane anni luce da contesti segnati dall’illegalità diffusa. Sussurrando però che le buste paga “drogate” non sono mai state un fenomeno del tutto isolato, a maggior ragione nella provincia bruzia, dove quello che finisce nelle tasche dei lavoratori spesso e volentieri non corrisponde a quanto effettivamente dichiarato.

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