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Finisce sotto chiave il tempio della movida cosentina

Finisce sotto chiave il tempio della movida cosentina

Le carte non sarebbero state in regola, ma la discoteca aveva aperto lo stesso. E così, la “Mamaeli” di Sangineto, tempio della movida del Tirreno cosentino, è finita sotto chiave venerdì sera. Era già tramontato il sole quando in località Pietrabianca sono arrivati i carabinieri della Compagnia di Scalea per eseguire il decreto di sequestro preventivo emesso d’urgenza dai pm di Paola, guidati dal procuratore Pierpaolo Bruni. La decisione degli inquirenti è fondata sull’attività d’indagine degli investigatori dell’Arma della Stazione di Cittadella del Capo, frazione di Bonifati. Il noto locale è stato inaugurato nei giorni scorsi pur senza il possesso delle certificazioni di agibilità richieste e senza che il management avesse fornito agli enti preposti prova della sicurezza degli impianti elettrico e antincendio. Per questo motivo il gestore è stato deferito in stato di libertà.

In definitiva, la discoteca non avrebbe avuto il necessario nulla osta della commissione di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo del Comune di Sangineto. All’organo di controllo non sarebbero mai arrivati i documenti necessari. Inevitabile, dunque, l’intervento dei carabinieri e il sequestro avvenuto in un giorno di chiusura, ma alla vigilia di un grande evento, lo show con Roberto Ferrari, storica voce di Radio deejay. Eppure, con quei certificati il locale avrebbe dovuto tirarsi fuori dai guai. A fine agosto del 2016, infatti, i gestori si erano visti ritirare la concessione per aver impiegato nel locale addetti alla sicurezza non in regola. In sostanza, si sarebbe trattato di buttafuori che esercitavano senza l’iscrizione nei registri della Prefettura di Cosenza. Anche in quella occasione le irregolarità furono accertate dai carabinieri che sanzionarono security e responsabili del locale. Il tutto, inoltre, era avvenuto a distanza di sole 6 settimane dell’esecuzione dell’ordinanza “Frontiera”. L’operazione della Dda catanzarese contro il clan Muto di Cetraro aveva gettato luce sul controllo della ’ndrangheta su molti settori economici del Tirreno cosentino. Dal pesce alla droga, passando attraverso i servizi di lavanderia e fino – appunto – ai servizi di sicurezza e parcheggio nei rinomati locali notturni della costa. Tra le carte dell’antimafia risultava come tra i malavitosi cetraresi e il clan Rango di Cosenza ci fossero accordi per spartire i proventi derivanti dall’imposizione delle agenzie di buttafuori alle discoteche. Imposizione che avveniva con il metodo mafioso per il tramite di affiliati alle organizzazioni criminali, che minacciavano ritorsioni e stabilivano perfino il numero e il costo del personale da impiegare. Tra i locali “controllati” figurava anche il Mamaeli di località Pietrabianca a Sangineto.

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