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Ventiseienne ammazza il padre a fucilate

Ventiseienne ammazza il padre a fucilate

Due colpi di fucile che squarciano il silenzio di un pomeriggio fatto di vento e di pioggia. A terra cade Mario Manzi, 50 anni, nome e volto ben noto negli ambienti giudiziari. Sulle sue spalle gravano diversi precedenti, dalla estorsione al furto. Sembra la fotografia perfetta di un regolamento di conti, vista la cornice dei fatti e i precedenti della vittima. Invece la secca cronaca nasconde una realtà molto più dura.

Ad imbracciare quel fucile e fare fuoco è stato il figlio della vittima, Alessandro Manzi, 26 anni, anche lui non nuovo alle cronache giudiziarie e spesso protagonista assieme al padre di episodi estorsivi.

Dopo il boato dei colpi di arma da fuoco cade il silenzio e sui marciapiedi bagnati di viale S. Angelo si sente solo l’eco dei passi del figlio che sotto la pioggia copre i duecento metri di distanza che lo separano dalla caserma dei Carabinieri per andare a costituirsi.

Subito dopo l’omicidio, infatti, il giovane si è presentato agli uomini della Benemerita raccontando quanto aveva appena commesso. Tutto si è consumato nella piccola piazza Vesuvio, a cui si accede da una traversa del lungo viale che conduce a lungomare di Rossano. Una piccola piazza dove si affacciano diverse abitazioni di edilizia popolare. Una di queste è occupata proprio dalla famiglia Manzi. La vittima vi abitava con la compagna e con i suoi due figli, Alessandro e la sorella, avuti dalla prima moglie con la quale era separato da tempo. A quanto si è appreso dalle prime informazioni trapelate, l’omicidio sarebbe avvenuto nel contesto di una lite familiare al culmine della quale il figlio avrebbe imbracciato il fucile che era in casa e avrebbe esploso i colpi contro il padre. Tanti i dettagli da ricostruire ancora nella vicenda. Per far luce sull’accaduto sono al lavoro gli uomini della compagnia carabinieri di Rossano diretta dal capitano Carlo Alberto Sganzerla, in stretta collaborazione con la Procura della Repubblica di Castrovillari guidata da Eugenio Facciolla. Sembra in ogni caso da escludere qualsiasi pista che possa far pensare ad un omicidio consumatosi per motivi legati alla criminalità organizzata.

L’uomo sembra sia stato ritrovato già privo di vita all’arrivo delle forze dell’ordine e dei soccorsi e con indosso il giubbotto e le chiavi in mano. Forse si stava allontanando da casa per non continuare quella estenuante discussione con il figlio e forse proprio mentre aveva guadagnato la porta di casa il figlio nella rabbia ha deciso di prendere il fucile. Ma sono solo ipotesi.

Tutto dovrebbe schiarirsi dopo che gli inquirenti raccoglieranno le affermazioni del giovane nel corso dell’interrogatorio che si è protratto per l’intera serata nei locali del comando compagnia dell’Arma. Al momento la salma di Manzi è stata posta sottosequestro e trasferita presso la sala mortuaria dell’ospedale “Giannettasio” di Rossano dove è piantonata dai carabinieri, mentre appare scontato che la Procura, dopo l’esame esterno del cadavere da parte del medico legale, deciderà di eseguire l’autopsia.

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