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Idris-Mateusz-Jack, la sostanza dei sogni playoff rossoblù: è il centrocampo il segreto del Cosenza di Caserta. In attesa del “fedelissimo”

Ci sono un polacco, uno svizzero (naturalizzato kosovaro) e un italiano... Ecco, detta così sembrerebbe una barzelletta, ma c'è poco da ridere. Soprattutto per le squadre avversarie che di questi tempi affrontano il Cosenza. Il centrocampo del Cosenza, per l'esattezza. Già, perché il terzetto internazionale che compone il triangolo nevralgico del 4-2-3-1 rossoblù (due interni e un trequartista) è a tutti gli effetti il segreto dell'ottavo posto in campionato. Che la squadra bruzia quest'anno facesse sul serio se n'erano accorti tutti, ma proprio tutti, già dopo la chiusura settembrina del calciomercato. Addetti ai lavori, allenatori e ds - però - soffermavano la propria attenzione sulla prima linea: tra Tutino, Forte, Canotto, Mazzocchi e Marras, senza contare il jolly Florenzi e i centravanti di scorta Crespi e Zilli. Tanta roba. Già, ma... uno specchietto per le allodole. Perché la vera magia del Cosenza di Caserta si sprigiona a centrocampo. Che al momento è gestito proprio dal polacco, dallo svizzero (naturalizzato kosovaro) e dall'italiano: Mateusz Praszelik, Idriz Voca e Giacomo Calò. Un melting pot completo e affidabile. Al momento, dicevamo.

L'underdog di Raciborz che piace

Mateusz Praszelik, quatto quatto, si è preso una maglia da titolare. Caserta non conosceva il giocatore di Raciborz, città polacca che conta oltre 60mila abitanti ed è a 170 chilometri da Cracovia. Ha 23 anni e gioca a calcio da sempre (ha effettuato tutta la trafila delle Nazionali Under polacche). In lui ha creduto il Verona, che lo ha preso dallo Slask Wroclaw per una cifra vicina ai 2 milioni di euro. Ma soprattutto in lui ha creduto fortemente il ds del Cosenza Roberto Gemmi che, dopo la stagione passata troppo altalenante, lo ha rivoluto in riva al Crati. «Se devo essere onesto», ha affermato Caserta, «non conoscevo 'Praza', ma mi sta stupendo. Lo aveva caldeggiato il nostro ds». 'Praza', etichetta più comoda rispetto a un cognome con tante consonanti e poche vocali, è il prototipo del centrocampista moderno, abile in entrambe le fasi, predisposto al contrasto fisico ma anche all'imbucata geniale (come in occasione dell'assist a Forte che ha propiziato il gol del vantaggio rossoblù contro la Reggiana). E la sensazione è che ci siano grandi margini di crescita.

Svizzero? No, internazionale: il Perrotta rossoblù

Parlare di coltellino svizzero, nel suo caso, sarebbe troppo facile. Perché Idriz Voca, 26 anni, ha già calpestato quasi tutte le zolle del campo da quando soggiorna nella Città dei bruzi. Dal play basso (bassissimo) della parentesi con Bisoli, in cui si mise in luce per la sua capacità di intercettare le verticalizzazioni avversarie, fino ad arrivare al ruolo di trequartista con licenza di inserirsi che gli ha cucito addosso Caserta: «Gliel'ho detto sin da subito: magari mi sbaglierò, ma per me Idriz deve giocare da trequartista alla Perrotta, ha grandi capacità di inserimento». All'occorrenza, Voca potrebbe agire da mediano in un centrocampo a quattro, da mezzala quando si gioca a tre, e anche da esterno (basso o alto). Ciò che molti non conoscevano, però, è la sua capacità di inquadrare la porta. Già, lui, che nel primo scorcio dell'avventura in rossoblù (anche nella passata stagione, con Dionigi e Viali) varcava la trequarti solo per stringere la mano all'arbitro a fine gara. Oggi è dappertutto. Uno switch mentale (e tattico) possibile proprio grazie alla fiducia che gli ha accordato il nuovo allenatore: un gran gol in amichevole a Frosinone e poi altre tre reti in campionato. A oggi, ne abbiamo quasi la certezza, quando Caserta sceglie l'undici da schierare, si regola così: Voca più altri 10.

Il fratello forte (molto forte) di Calò e la capacità di toccare le corde giuste

A scanso di equivoci, è bene dirlo subito: no, questo Calò non è il fratello gemello del centrocampista in difficoltà nella passata stagione. È sempre lui, Giacomo, il trottolino con le chiavi della mediana nel taschino della giacca cresciuto nelle giovanili della Sampdoria e diventato grande altrove. Il colpo di fulmine con Caserta è scoccato ai tempi della Juve Stabia. E dire che quando il tecnico di Melito è tornato, Jack Calò sembrava destinato a uscire. Ma il suo mentore, sotto sotto, sapeva esattamente come sarebbe andata a finire: ha toccato le corde giuste, dispensato la fiducia necessaria al “suo” regista e adesso raccoglie i frutti della sua scelta (azzeccata). I cinque assist sfornati caldi caldi dal ventiseienne di Trieste non la dicono tutta sul contributo offerto alla causa rossoblù. Al di là dei bonus - buoni per le statistiche e gli amanti del Fantacalcio di serie B - c'è molto di più: il battito cardiaco del Cosenza è il battito cardiaco di tutta la squadra. Tempi, ritmi e frequenza li detta Giacomo Calò. Ché poi è sempre lo stesso dello scorso anno, ma ha un'anima diversa, rinfrancata.

Quando il terzetto di scorta giocherebbe quasi ovunque

Non è detto che la magia del centrocampo rossoblù sia legata ai tre interpreti titolari del momento. Perché chi morde il freno nelle retrovie è un potenziale intoccabile. A cominciare da Aldo Florenzi, che nel ruolo di mezzala ha fatto le fortune del Cosenza nelle precedenti stagioni. Dopo aver messo alle spalle un complicato infortunio, il talento sardo ha già mostrato i trailer di cosa può diventare per il Cosenza. E Federico Zuccon? Ecco, anche di lui bisognerà prima o poi parlare. Facciamolo ora. Ha vinto da protagonista un campionato di C con il Lecco e, sulla scia della sua prima grande gioia in carriera, aveva iniziato benissimo la sua esperienza a Cosenza. Anche lui è stato frenato dall'infortunio, altrimenti non sarebbe uscito dal blocco dei titolari. Dulcis in fundo, Mattia Viviani. L'ex di Brescia e Benevento è stato volutamente tenuto per ultimo. Perché? Perché è il giocatore su cui, probabilmente, Caserta crede di più. Lo ha voluto fortemente a Cosenza e gli darà spazio.

Uno svizzero-kosovaro, un polacco e un italiano: c'è poco da ridere, anche perché alle loro spalle ne scalpitano altri tre.

 

 

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