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Cosenza, Guarascio afferma il contrario ma non venderà mai. Retorica e vittimismo contro passione ed esasperazione

FOTO ARENA
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Non lo ha detto pubblicamente - anzi, ha ribadito l'esatto contrario - ma l'attuale patron/presidente onorario del Cosenza calcio, Eugenio Guarascio, non ha nessuna intenzione di vendere la Società. Lieti di essere smentiti domattina, ma la sensazione respirata nella bolgia del cinema San Nicola, location che ha ospitato l'assemblea pubblica fortemente voluta dalla tifoseria rossoblù, è esattamente questa: Guarascio ciurla nel manico, si arrampica sugli specchi, richiama a un passato fatto di grandi sacrifici («Ma voi lo sapete quanto costa mantenere una squadra di calcio?»; «In questi anni ho rimesso soldi», ecc. ecc.), ribadisce a più ripresa di averci «messo la faccia» ma non risponde, in pratica, a nessuna domanda presentata dagli interlocutori di giornata: supporter rossoblù, giornalisti, ma soprattutto i due potenziali acquirenti: l'imprenditore Alfredo Citrigno e l'avvocato Pietro Gigliotti (il primo aspirante compratore diretto, il secondo intermediario di una cordata umbra). Ecco, spesso al patron/presidente onorario del Cosenza calcio è stato contestato il fatto di capirci poco di calcio, nonostante quasi tre lustri in sella al club rossoblù; ma di sicuro, il patron/presidente onorario, qualcosa l'ha appresa per osmosi dai grandi numeri 10: il dribbling. Peccato che ormai da anni, nessuno abbocchi più alle sue finte. E, come detto, anche quando afferma di voler cedere la Società risulta poco credibile.

Il balletto delle cifre

Eppure, nonostante il reale immobilismo di Guarascio, qualche numero è stato estorto con grande determinazione. Sono i dati relativi alla proposta d'acquisto presentata esattamente un anno fa da Citrigno (5 milioni di euro come prima tranche, più altri 5 entro 18 mesi a patto che la squadra non retrocedesse) e anche a quella della cordata umbra (1,5 più i debiti). Resa nota, con uno sforzo clamoroso, anche la controproposta di Guarascio all'intermediario Gigliotti (5 milioni più i debiti). Ma alla fine, ciò che realmente conta, è ciò che... non è emerso, ovvero la reale intenzione del patron/presidente onorario: fare il prezzo, non tenendo conto che il club, soprattutto negli ultimi mesi, è stato attraversato da cicloni come penalizzazioni, pignoramenti, un'amara retrocessione, addii di preziosi collaboratori. ecc. ecc. Come se non bastasse, anche il sindaco Caruso, che ha affermato di voler rivalutare la convenzione attualmente in essere con il Cosenza per ciò che concerne la gestione dello stadio, si è arreso. «Anche stasera in un'assemblea del genere, Guarascio non ha mosso mezzo passo in avanti».

Il futuro indecifrabile... ma forse non così tanto

E adesso, dopo questa assemblea cosa cambierà? Conoscendo il modus operandi di Guarascio la risposta è presto detta: nulla. E così anche eventuali altri abboccamenti (altri due da fuori regione oltre a quelli noti di Citrigno e della cordata umbra) verranno lasciati cadere nel vuoto. A cominciare dalla scadenza fissata proprio dallo stesso Citrigno (due diligence in una settimana e alti quattordici giorni per concludere le trattative). Ribadiamo, saremmo felicissimi di essere smentiti, ma i quattordici anni dell'era Guarascio hanno insegnato che il futuro è tutt'altro che indecifrabile. Basta unire i puntini, seguendo ciò che è stato. Da qui tanto scoramento. Comunque vada, il tentativo di Cosenza tutta è destinato a passare la storia perché un'intera città ha urlato a gran voce il proprio dissenso: da una parte passione e disperazione, dall'altra retorica e vittimismo di chi ha sempre agito secondo un unico motto: “Il pallone è mio e decido io quando smettere di giocare”.

 

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