L'area urbana di Cosenza è un grande territorio, un miscuglio di lingue, di odori, di vite in cammino. I quartieri moderni con ampie strade e palazzoni nuovi e luccicanti nascondono alla vista le aree popolari fiorite in ammassi di calcestruzzo informi, nelle periferie sociali più remote, nel petto profondo di un disagio che non è più anonimo. Sono zone dove manca spesso il pane ma mai la dignità, dove migliaia di persone campano alla giornata con quel poco che riescono a portare a casa. Per sopravvivere. Per sfamarsi. Per non morire di stenti.
Da questi luoghi risalgono storie quotidiane di una umanità sempre più sofferente. Sono anziani, sono bambini, sono uomini, sono donne. Sono disperati come Grazia che, a 61 anni, per non perdere il lavoro, dorme su una panchina.
«Passo tutta la notte su una panchina, in una piazzetta di via Popilia. È l'unico modo che ho per andare a lavorare, alle 5 del mattino», ha raccontato la donna che abita a Rende e che è costretta ad uscire di casa a mezzanotte per poter lavorare.
La trama affiora dalla denuncia di Giuseppe Brogni, leader provinciale dell'Ugl cosentina.
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