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Amantea, trasferimento per i migranti positivi al Coronavirus

La protesta dei giorni scorsi ad Amantea

Incubo finito. La Croce Rossa Italiana ha trasferito i 13 immigrati positivi al covid-19 che si trovano ospiti del centro Cas di Amantea. Gli asiatici saranno portati a Roma nella struttura sanitaria del Celio.

Altri 11 loro connazionali non affetti dal coronavirus rimarranno nella cittadina calabrese, sebbene sotto il costante controllo medico degli specialisti del Dipartimento di Prevenzione dell'Asp diretto da Mario Marino. La presenza dei pachistani contagiati aveva suscitato la reazione furente della popolazione di Amantea che aveva bloccato il traffico veicolare sulla Statale 18 tirrenica delle Calabria.

Intanto è stato pubblicato un nuovo avviso per la presentazione di «manifestazioni di interesse relativo al noleggio di unità navali da adibire a strutture provvisorie per l’assistenza e la sorveglianza sanitaria di migranti soccorsi in mare o giunti sul territorio nazionale a seguito di sbarchi autonomi».

Lo rende noto il Viminale, spiegando che «questa procedura di urgenza, che prevede la presentazione delle offerte entro le ore 24 del 16 luglio 2020, si è resa necessaria dopo che la precedente gara era andata deserta. La nave 'Moby Zazà', dal mese di giugno adibita per questo scopo e tutt'ora in Sicilia, continuerà comunque ad essere utilizzata come struttura per la quarantena fino alla conclusione del periodo di sorveglianza obbligatoria previsto per i migranti attualmente a bordo».

«Continua ad essere rivolta la massima attenzione per quanto concerne la tutela della sicurezza sanitaria dei cittadini in particolare in quelle regioni, come la Sicilia e la Calabria, che in questo momento sono più esposte agli sbarchi autonomi dei migranti».

Lo assicura il Viminale, ribadendo di aver «rafforzato i dispositivi di sorveglianza per quel che riguarda anche le strutture di accoglienza locali, prevedendo, ove necessario, il trasferimento dei migranti sottoposti a quarantena in ospedali militari in collaborazione con il ministero della Difesa».

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