
Il virus procede col suo passo, non corre più, ma segue le impronte di donne e uomini, di adulti e bambini. E non li molla. Le cifre del contagio certificano l’avanzata del male che in questi giorni di dicembre è diventato ancora più spietato. Ieri ne ha uccisi altri sette. Tre pazienti morti in 24 ore, 34 nei primi undici giorni di dicembre. La letalità è certificata nei bollettini quotidiani, report che annunciano la vittoria del morbo nelle corsie. Si muore da soli, sempre allo stesso modo, stremati e affamati d’aria. I più colpiti sono quelli già piegati da altre patologie ma muoiono anche i sani, quelli, come dicono i parenti, che dal dottore non ci andavano mai. È la storia drammatica di questa seconda fase, quella che ha portato l’ondata di piena che ha spazzato tutta la provincia. Il morbo è arrivato in silenzio, fiutando i passi dei più giovani, di locale in locale, di apericena in apericena. Ed è entrato nelle città, nelle case, nelle famiglie. I primi casi, i primi ricoveri, i primi morti. Da settembre non s’è fermato più.
Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza

Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.

Caricamento commenti
Commenta la notizia