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Interdizione dall'Asp di Cosenza, il medico Cesareo sceglie il silenzio

All'indagato "eccellente", per due volte candidato al consiglio regionale della Calabria, prima nel 2006 e poi nel 2010, la magistratura inquirente contesta un uso disinvolto della propria funzione

L'ex direttore sanitario dello spoke di Paola-Cetraro, Vincenzo Cesareo

Vincenzo Cesareo sceglie il silenzio. L'ex direttore sanitario dello spoke di Paola-Cetraro, accusato di truffa, falso e peculato si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip di Paola, Rosamaria Mesiti. Cesareo è stato interdetto dalla professione e dalle funzioni per la durata di un anno per effetto di un'articolata inchiesta coordinata dal procuratore di Paola, Pierpaolo Bruni e condotta dai carabinieri del Nas di Cosenza, guidati dal maggiore Vincenzo Pappalardo. All'indagato "eccellente", per due volte candidato al consiglio regionale della Calabria, prima nel 2006 e poi nel 2010, la magistratura inquirente contesta un uso disinvolto della propria funzione. Tra le ipotesi di reato contenute nell'ordinanza di custodia cautelare figura pure il tentativo d'ingerirsi in un avviso pubblico bandito dall'Asp di Cosenza e relativo al reclutamento di venti operatori impegnati nei servizi di pulizia ospedalieri. Cesareo, difeso dall'avvocato Daniela Tribuzio, avrebbe spinto per ottenere da una società privata degli attestati utili al figlio, Valerio, 32 anni, e al nipote, Nicola Lucieri, 39, entrambi residenti a Cetraro, per partecipare alla gara pubblica. I due congiunti del dirigente medico sono a loro volta indagati proprio in relazione a questa vicenda. Vincenzo Cesareo, che nei giorni scorsi su Facebook ha smentito tutte le accuse, è pure sospettato di aver fatto eseguire tamponi molecolari ad amici e conoscenti che non ne avevano diritto e di avere, ancora, somministrato delle dosi di vaccino anti-covid della Pfizer a due parenti che non erano inclusi nelle categorie meritevoli di prorità stilate dal Governo. I Nas hanno sequestrato tutte le liste dei pazienti sottoposti a tampone e beneficiarie della inoculazione del siero contro il coronavirus. Il procuratore Bruni ritiene, inoltre, che Vincenzo Cesareo abbia utilizzato l'auto di servizio che gli era stata assegnata per compiere gite di piacere, fare acquisti e sbrigare faccende private.

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