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Fratricidio a Mongrassano, la ragazza: "Mio zio mi difendeva spesso"

La 22ene, adesso trasferita in una casa protetta, accusa il padre di violenza

Il luogo dell'omicidio (FOTO ARENA)

La ragazza 22enne, testimone oculare del delitto dello zio Pasquale Marino messo in atto brutalmente dal padre Giuseppe, ora in carcere, si trova in una struttura protetta. È molto scossa dal punto di vista psicologico la giovane e non c’è da farsi meraviglia. L’aver visto davanti ai suoi occhi quello zio, sul quale riponeva speranze per il futuro, finire in modo così crudele sotto le ruote della Bmw guidata da quel padre “violento”, come lei stessa l’ha definito, è una ferita che si porterà dietro chissà per quanto tempo. A tale conclusione sono arrivati gli assistenti sociali che l’hanno sentita, supportata, aiutata a capire. Non sarà facile da smaltire questo boccone amarissimo che ha dovuto ingoiare. La ragazza che ora si trova in una struttura per donne in difficoltà è stata anche sottoposta al tampone rinofaringeo per il Covid. L’esito “negativo” ha offerto il nulla osta ai militari dell’Arma di San Marco Argentano di accompagnarla in questa struttura anonima. Ha bisogno di protezione la 22enne, apparsa molto provata e in stato confusionale. È vittima di violenza e testimone dell'omicidio dello zio. La stessa avrebbe raccontato di essere riuscita a scappare dall'ira di quel padre che l’avrebbe anche minacciata di morte. E soprattutto avrebbe negato quella presunta relazione tra lei e lo zio, causa dell'aumento dei dissapori tra fratelli: «Era l'unica persona che l'aiutava a difendersi dai maltrattamenti del padre». Quanto emerso dinanzi agli assistenti sociali fa a pugni, però, con l’interrogatorio della cognata dell’omicida, la cui posizione è al vaglio degli inquirenti perché si trovava nella Lancia Y nera la mattina del fermo di Giuseppe Marino.

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