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Cosenza, la vittima degli usurai: «Mio figlio stava male e servivano soldi»

Il racconto disperato delle vittime dei sette presunti usurai finiti nella rete della Procura di Cosenza e della Guardia di finanza

Padri di famiglia angosciati dalle difficoltà economiche, ma anche fratelli preoccupati per familiari senza liquidità. Così, in piena pandemia, non trovano altra soluzione che rivolgersi agli usurai. I finanzieri del comando provinciale di Cosenza (guidati dal colonnello Danilo Nastasi) hanno ascoltato per ore i racconti delle vittime, finiti nell’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di sette cosentini. Il gip Manuela Gallo ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti di Pasquale Falvo 68 anni; Francesco Marchiotti 39 anni; Dario Greco 37 anni e Pierpaolo Guzzo di 43 anni. Obbligo di dimora invece per altre tre persone: Carlo Porco 63 anni, Francesco Porco 39 anni e Giuseppe Longo 33 anni.
Nell’inchiesta, coordinata dal procuratore capo Mario Spagnuolo, sono indagati inoltre Carlo Drago di Rende ed Elio Stancati di Cosenza, entrambi non sottoposti ad alcun provvedimento cautelare. Tutte le persone coinvolte nell'inchiesta vanno considerate innocenti fino alla conclusione definitiva della vicenda giudiziaria. Gli indagati sono stati intercettati per oltre due anni e da lì poi sono stati ricostruiti gli episodi contestati. Per trovare riscontro alle ipotesi accusatorie, i finanzieri hanno avuto direttamente dalla viva voce delle vittime le presunte ritorsioni subite e anche le minacce per farsi restituire i soldi prestati applicando tassi usurai al 120% annui. Il 27 novembre del 2020 (quindi in pieno Covid), la Guardia di finanza ha ascoltato il racconto doloroso di una donna che ha spiegato come è iniziato il suo calvario: «Circa quattro anni fa mio figlio ha avuto un problema di salute per il quale ha subito un intervento chirurgico. A causa di questa circostanza ho dovuto affrontare delle spese e siccome la mia situazione economica non era delle miglior, in virtù della vecchia amicizia con Pasquale Falvo (ora ai domiciliari, ndr) mi sono rivolta a lui per un prestito di mille euro. Ricordo nell’occasione che lo stesso mi consegnava l’importo richiesto in contanti, chiedendomi nel contempo una garanzia per la restituzione di tale somma».

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