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Cosenza, chiesti 16 anni per Domenico Mignolo: è accusato dell'omicidio Taranto

La pubblica accusa non molla dopo l'annullamento della sentenza di condanna disposta dalla Corte di Cassazione

La pubblica accusa non molla. Dopo l'annullamento della sentenza di condanna disposta dalla Corte di Cassazione, il sostituto procuratore generale, Raffaela Sforza, ha chiesto 16 anni di reclusione per Domenico Mignolo, accusato di aver ucciso, il 3 marzo del 2015, nel quartiere popolare di via Popilia, a Cosenza, il venticinquenne Antonio Taranto. Futili motivi alla base del delitto. La suprema Corte di legittimità il  9 aprile del 2019 cassò con rinvio il precedente verdetto di appello, ordinando la celebrazione di un nuovo giudizio di secondo grado.  Il magistrato requirente ha chiesto inoltre la condanna per Leonardo Bevilacqua accusato di favoreggiamento nei confronti del presunto omicida. Ma non è finita.  Il pg Sforza ha sollecitato la Corte d’assise a trasmettere alla Procura competente gli atti relativi alla consulenza redatta dal perito nominato dall’allora presidente della Corte d’appello, Marco Petrini (quest’ultimo poi arrestato e condannato per un’inchiesta per corruzione nel 2020). Il togato requirente ha, infine, invocato anche il trasferimento degli atti alla Procura competente in relazione alle dichiarazioni rese dal pentito Celestino Abbruzzese –  sentito come testimone nel corso del nuovo processo d’appello – perché ci sarebbero  alcune incongruenze con quanto dichiarato in precedenza. Il processo riprenderà il prossimo 7 febbraio quando toccherà discutere alle difese e alle parti civili.

Mignolo è difeso dagli avvocati Filippo Cinnante e Andrea Sarri, mentre i familiari della vittima sono rappresentati dagli avvocati Mariarosa Bugliari, Angela D’Elia e  Francesco Tomeo.

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