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Cosenza, tutti i vescovi che hanno contribuito a rafforzare il culto

Da monsignor Selis a Trabalzini, da Agostino a Nunnari, fino all’amatissimo Nolè

Il compianto mons. Francesco Nolè

All’affermazione e allo sviluppo, nel tempo, del culto alla Madonna del Pilerio, che oggi tocca l’apice con la solenne e partecipata processione della statua della Vergine, hanno contribuito fattivamente i vescovi che si sono succeduti alla guida della nostra arcidiocesi. Essi, tutti a quanto pare, hanno variamente dato impulso alla venerazione della Patrona, invocata in maniera particolare dai cosentini a partire dal 1576, allorché – vuole la tradizione – la città capoluogo venne liberata dalla peste, e successivamente al 1783, quando – a quanto pare – un violento terremoto, registrato in tutto il Meridione d’Italia, non avrebbe causato morti né danni nella nostra città.
Il culto della Patrona, di cui si hanno tracce diffuse nei secoli, ha registrato un impulso particolare negli ultimi cinquant’anni, all’indomani cioè del Vaticano II, alcuni passaggi del quale vennero significativamente salutati da papa Paolo VI anche come «in inno incomparabile di lode in onore di Maria». E tale impulso emerge con dovizia dalle pagine del volume “La Madonna del Pilerio (storia, contenuti spirituali e bellezze dell’icona)”, edito da Rubbettino, il cui autore è don Giacomo Tuoto, studioso specializzato in materia, per oltre un trentennio parroco e rettore della nostra Cattedrale, fulcro della devozione alla Madonna del Pilerio.
Il primo vescovo inviato a Cosenza dopo il Concilio ecumenico, fu Enea Selis. Guidò la nostra diocesi circa otto anni dal 1971 al 1979, allorché malato («Il Signore ha fermato i miei passi», scrisse al suo clero) si ritirò a Roma, dove fece il canonico in San Pietro per il resto dei suoi giorni. A lui si deve fra l’altro il restauro dell’icona del Pilerio, durante il quale gli esperti riconobbero anche la valenza artistica del vecchio dipinto, venerato dai cosentini, «splendido originale della fine del 1200, con larghi influssi bizantini», secondo la studiosa Maria Pia Di Dario Guida.
Il posto di Selis venne preso da Dino Trabalzini (nostro pastore dal 1980 al 1998), del quale si ricorda in particolare la proclamazione della Madonna del Pilerio patrona principale dell’intera diocesi di Cosenza-Bisignano, non del solo capoluogo com’era stata proclamata nel 1607. Trabalzini ebbe come successore (1998-2004) Giuseppe Agostino, che istituì ufficialmente – su proposta di don Tuoto, che al progetto lavorava da tempo – il pellegrinaggio delle varie foranie diocesane dalla Patrona in preparazione della festa del 12 febbraio. Arrivò poi Salvatore Nunnari (2004-2015), oggi arcivescovo emerito, che volle il ritorno in cattedrale dell’icona ritenuta miracolosa, rimasta affidata alla Soprintendenza ai beni culturali dall’epoca in cui venne restaurata. È giunto tra noi, quindi, Francescantonio Nolè (2015-2022), deceduto prematuramente lo scorso settembre, che dispose il giro dell’icona in tutte le oltre cento parrocchie della diocesi, in vista e preparazione degli ottocento anni dalla consacrazione del duomo, avvenuta nel 1222 alla presenza dell’imperatore Federico II di Svevia.
Sulla scia dei suoi predecessori si è subito posto, sorprendendo molti, anche il nuovo arcivescovo Giovanni Checchinato, insediatosi appena una settimana fa. Già dal giorno dopo il suo arrivo, tutte le sere egli ha infatti presieduto i riti del Settenario preparatorio alla festa odierna. In passato, non era mai accaduto.

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